Sant’Aniceto o Santo Niceto/a era una fortificazione, probabilmente bizantina, sorta intorno all’XI secolo. I ruderi si trovano su una rupe rocciosa nei pressi di Motta San Giovanni (RC). Dopo aver attraversato il borgo di Motta San Giovanni, si prosegue sempre più in alto fino a quando si scorge il complesso fortificato che erge maestoso con le sue mura di cinta e l’ingresso, affiancato da due grandi torri quadrate. Il tutto è accompagnato dal panorama mozzafiato alle sue spalle, lo Stretto di Messina. Il giorno in cui mi recai, il tempo era grigio e le nuvole impedivano la vista sull’Etna, che nelle giornate limpide è ben visibile. Era una giornata ventilata di aprile e i campi in fiore! Alcuni studiosi chiamano la fortezza col nome di Motta Sant’Aniceto, dal francese “mote”, che significa “fortezza”. Nel reggino le principali erano cinque: il citato Motta Sant’Aniceto (nei pressi di Motta San Giovanni), Motta S. Agata (tra Cataforio e S. Salvatore), Motta S. Quirillo o Cirillo (presso Terreti), Motta Anòmeri (nei pressi di Ortì) e Motta Rossa (nei pressi di Gallico). A detta di altri, Sant’Aniceto non era una Motta, cioè un paese cinto da mura, ma una fortezza nella quale stava la guarnigione e forse il feudatario. Questo borgo fortificato passò in mano ai Normanni. Fu in seguito conteso tra Angioini e Aragonesi. Passò in mano agli Angioini nel 1321. Fu baronia nel 1434 con le terre di Motta San Giovanni, Montebello e Paterriti. Fu distrutto dai Reggini nel 1459, i quali si allearono con gli Aragonesi. Il nome San Niceto deriva sicuramente dall’ammiraglio bizantino Santo Niceta, stratega del tema di Sicilia nel 796 – 797, divenuto monaco e successivamente proclamato santo. I siciliani erano molto devoti a questo santo e rifugiandosi sulla costa calabrese per sfuggire alle persecuzioni arabe, divulgarono la devozione.