Zangarona (Xingarona in arbëreshë) è una frazione del comune di Lamezia Terme. Consta di circa 370 abitanti e si trova ad una altitudine di 330 m slm.
Il termine “Zangarona”, secondo qualcuno, significa “gran corona”, cioè una corona attorno a Nicastro come avvertimento da parte degli aragonesi al barone, perché egli si era ribellato alla loro autorità.
Secondo il glottologo tedesco, Rohlfs, “Zangarona” deriva da “Zingaroni”, termine usato in modo dispregiativo versi gli albanesi che giunsero qui intorno al 1440.
La prima chiesa di Zangarona fu quella di San Nicola di rito greco-ortodosso. A questa chiesa era annesso un convento, distrutto, insieme alla chiesa, dai terremoti del 1638 e 1783. Del convento è visibile solo qualche arcata e la fontana di San Nicola (Kroi i Shën Nikolla in arbëreshë).
Vissero a Zangarona anche gli ebrei, nel XVI secolo. Esiste una zona ancora oggi nota come Giudecca. Gli ebrei furono espulsi da Nicastro con un editto del 1510.
L’attuale chiesa matrice, intitolata alla Madonna delle Grazie, fu costruita nel 1600. Preziosa è la statua della Madonna con in braccio Gesù Bambino, risalente al 1616 e realizzato dallo scultore napoletano Francesco Cassano. La Madonna mostra il suo seno, simbolo del nutrimento della parola di Dio. La mano che sorregge Gesù Bambino mostra tre dita in segno della SS Trinità. L’altare è realizzato in marmo nero, forse da marmorari di Gimigliano, e il marmo proviene dalle cave di marmo di Zangarona. A citare i marmi di Zangarona è lo storico Giovanni Fiore nella sua “Della Calabria Illustrata”: «Villaggio del quale Marafiòti, non fa altra menzione, se non che di chiamarlo Zangarona, e che parlano Albanesi nel medesimo Territorio di Nicastro, ed Io soggiongo, che ancora quando vogliono parlano bene la lingua Italiana. È di mediocre popolazione da 100 fuochi, è stimabile per il marmo verde mischio che si truova alle sue falde, qual serve per abbellirr gl’edifici della città di Nicastro, al di cui stato va unita, sotto il dominio de’ Principi di Castiglione».
Attorno a queste cave si narra una leggenda. Esse sarebbero le abitazioni delle fate, le quali escono a mezzogiorno per danzare sotto il sole. Esse portano ricchezza a chi è buono con loro, ma attenzione, chi non si comporta bene…
Un giorno, una delle fate perse il suo anello danzando e quest’ultimo fu ritrovato da un contadino che lo donò alla sua amata, invece di restituirlo. Le fate allora maledissero l’anello e chi ne fosse in possesso.