L’emigrazione dalla Calabria, per tanta letteratura delle terre del sud Italia è stata una – ‘rivoluzione silenziosa’ – una vera e propria trasformazione radicale che, ha interessato soprattutto quella parte della popolazione che viveva una condizione di disagio; ma uomini e donne che hanno scelto o, che hanno dovuto spingere forzatamente, anima e corpo fuori dalla propria terra, il più delle volte, hanno portato a compimento vite “rivoluzionarie”, ricche di grande intraprendenza e di soddisfazioni altamente concrete. Vere metamorfosi umane, a imitazione delle crisalidi che si fanno farfalle di rara bellezza. Tra le tante sfaccettature c’è la storia di successo dei fratelli Cortese.
Roberto e Carlo Cortese appartengono alla schiera di ragazzi di Calabria che si è saputa affermare e reinventare lontano dal paese natio, nel cuore del sole a Mezzogiorno, fra le case di Vibo Valentia, dentro alla piana di S. Eufemia, sotto il monte Poro, proprio al lato della sconfinata distesa di Gioia Tauro.
E’ Roberto che decide di mettere piede, per primo, a Roma circa trent’anni addietro, agli inizi degli anni novanta; proprio qualche mese prima che tutte le radio a transistor diffondessero la canzone indimenticabile di un ispiratissimo Antonello Venditti, che ne celebrava – ancora una volta – quella sua straordinaria bellezza: “Quando sei bella Roma, Quando la luna se specchia dentro ar fontanone, e le coppiette se ne vanno via, Quanto sei bella Roma quando piove”.
L’essenziale abbottonato in una piccola valigia spelacchiata, la sua immensa passione per auto e motori, erano il suo bagaglio dei “sogni” di ragazzo. E …il tempo, c’era tanto tempo innanzi, da catturare presto e, da vivere tutto d’un fiato; intensamente, ora per ora, per tutti i giorni di questa nuova vita, anche se lontano dalla famiglia e distante da quella fugace spensieratezza serena dell’adolescenza Vibonese.
Un tempo comunque difficile; fatto di spaesamento, di estraniazione, di adattamento forzato – a volte – non sempre agevole e comodo.
La leva e la missione della sua vita, è appartenuta alla caparbietà della gente dei vicoli infuocati dal sole a Mezzogiorno e, anche all’antichissima eredità culturale attaccata al nostro DNA, che è quella di diventare l’orgoglio della famiglia e la soddisfazione più grande dei propri genitori.
Uno spirito indomito lo spinge a dedicarsi completamente – quale apprendista – alla meccanica e ai segreti di vetture e motociclette, le sue più amate passioni. Accetta per questo il primo lavoro in officina a via Vetulonia a due passi dalla maestosità della Basilica di San Giovanni in Laterano. Il rodaggio, dura qualche annetto, ma è superato brillantemente; perché la curiosità, l’abilità e la dedizione appartengono alla sua ferma determinazione. La clientela lo rispetta e, per tanti Roberto diventa un punto di riferimento costante, un giovane meccanico “di cui c’è da fidarsi”!
Nel tempo libero, è a bordo di una vespa special, di cui cura personalmente motore e corrozzeria, con la precisione dei tecnici degli orologi svizzeri. Quella motocicletta porta, ogni giorno, Roberto Cortese alla scoperta dell’Urbe, incontro alla gente della Capitale, alla maestosità delle sue piazze e dei suoi monumenti e, anche, incontro ai tanti Calabresi che hanno scelto Roma per vivere la propria vita. (Oltre seicentomila!)
Nel 1998, Roberto Cortese decide di aprire la sua prima propria autofficina, la fa a Casal Bertone insieme a Carlo, il suo fratello più giovane. E adesso, anche il “giovane“ Carlo che, ha assecondato con interesse le orme del fratello, già da qualche anno, ha aperto un’altra “Autofficina Cortese” in via Dei Levii, 41 al Tuscolano nella zona di Porta Furba.
I Fratelli Cortese e le loro “autofficine”, sono oggi un punto di riferimento efficace, per tantissimi automobilisti: camion, auto articolate e autocarri; il loro lavoro da ottimi risultati, la fidelizzazione e il sorriso dei “ragazzi di Calabria” è una specie di nettare a cui non si può resistere. https://www.autofficinacrc.it/
Oggi, questi giovani imprenditori, nati con il sacrificio e il sudore sulla propria fronte; sono la testimonianza concreta della “gente di Calabria” operosa e fattiva che fa onore alla propria terra. Dicono che è uno dei miracoli di Dio sia l’incamminarsi verso il domani, sulle strade dell’onestà e del lavoro, anche se – il più delle volte – il selciato è difficile e lastricato di “sacrifici”; Roberto e Carlo Cortese ce l’hanno fatta! Loro appartengono alla stirpe dei Cortese che, ha interessato Eugenio Scalfari e il suo “Labirinto”, il racconto autobiografico che raccoglie parte delle sue opere, dove racconta di un suo quadrisavolo si chiamava proprio Cortese. Il prossimo anno i nostri amici vibonesi festeggeranno i trent’anni di attività – con la solita schiettezza di sempre – con un sorriso e una mano tesa verso chi, purtroppo, è rimasto indietro. La storia di successo dei fratelli Cortese è un esempio di emigrazione positiva. Rosario Sprovieri
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