In occasione della festa della Liberazione abbiamo deciso di pubblicare un numero speciale della rubrica “Il sogno Americano”, dal titolo “L’emigrazione e le due guerre mondiali“, dove celebrare i nostri emigrati che hanno combattuto per la Libertà. In allegato proponiamo al pubblico una lettera inedita di un prigioniero di guerra, Nicola Furlano da San Nicola da Crissa che il 3 marzo 1940 scrisse ai genitori dal campo di prigionia in Egitto. Un ringraziamento a Domenico Rizzo che ci ha fornito il prezioso documento e al professor Pino Cinquegrana per il testo “L’emigrazione e le due guerre mondiali. Nicola Pirone

L'emigrazione e le due guerre mondiali

Lettera dalla prigionia

di Pino Cinquegrana – Antropologo –

A cavallo delle due guerre mondiali l’emigrazione italiana verso le Americhe subì un forte arresto a causa della necessità di divenire soldati dello Stato Italiano e servire al fronte la patria. Il 141° e il 142°reggimento, Brigata Catanzaro costituita il 1 marzo 1915, assorbirà tanti giovani contadini che lasceranno la zappa per il fucile 98. Le operazioni di mobilitazione sono ultimate il 7 giugno, segue la partenza dalle sedi della Calabria via ferrovia per Udine. Tutti i passaporti verso l’America vengono bloccati, nasce il Comitato Generale dell’Emigrazione per rendere ancora più restrittiva la possibilità di emigrare in quanto al passaporto va allegato il Nullaosta dell’Ufficio. Anzi, la politica italiana si muove sulla richiesta dei rimpatri di quanti sono in forza per l’arruolamento. Molti emigrarono clandestinamente pur di non andare in guerra ed altri sono stati accusati di disertori perché non ritornati in patria ed entrare nelle file militari. Tale scelta non permise a tanti figli e mariti di rientrare al paese per un minimo di dieci anni e, pertanto, evitando di andare sotto processo militare. Tanti calabresi furono arruolati nell’esercito americano in quanto nel frattempo si trovarono ad avere la cittadinanza americana e pertanto la nuova patria li arruola tra i suoi fanti. L’emigrazione che fortemente aveva inciso sulla storia economica, politica, sociale e demografica aveva anche coinvolto tanti giovani a combattere contro un proprio connazionale.  Intanto dalla Zona di guerra, addì 25 giugno 1916, ll Colonnello Comandante del Reggimento E. Lombardi del Comando del 219 Fanteria scrive al Sindaco del comune di  Monteleone (odierna Vibo Valentia) e per suo tramite a tutti i sindaci del circondario la seguente lettera per la prima volta qui pubblicata:

Dopo un mese di strenue e vittoriose lotte combattute in alta val Fosina, oggi il reggimento scende al piano a godersi un breve ma meritato riposo.

Il mio primo pensiero, il mio primo saluto giunga deferente e doveroso a Voi ed alla nobile generosa cittadinanza che Voi rappresentate e che io ho l’onore e l’orgoglio d’annoverare numerosa nel mio reggimento. I vostri piccoli e giovani montanari nulla hanno da invidiare in agilità, in resistenza, in forza d’animo, in sentimento patriottico, in valore e sprezzo del pericolo ai robusti e vecchi soldati delle Alpi; nuovi alla guerra, compenetrati dell’ora attuale, hanno gareggiato e superato i vecchi soldati. Col petto e col cuore hanno formato barriera insormontabile ed invincibile per più di un mese al tracotante nemico, imbaldanzito dai primi facili benché brevi successi ottenuti su le impervie balze del nostro vecchio confine. Con simili soldati l’Italia nulla ha da temere, la sua maggiore grandezza è assicurata. Onore e gloria alla forte e generosa regione che ha dato i natali a questi valorosi; onore ammirazione e riconoscenza imperitura alla memoria dei nobili eroi che sono caduti per la salvezza e grandezza della nostra patria. Or sono tre mesi questi baldi soldatini a Salerno ed a Nocera d’innanzi un’entusiasta folla di cittadini giurarono fedeltà al Re e alla Patria e giurarono di vincere o di morire; mai motto più bello poteva battezzare il nuovo reggimento; quei cari soldatini sono morti ma hanno vinto. Siate orgoglioso di essere capo di simili cittadini; incidete a caratteri d’oro nel vostro Albo Pretorio i nomi di questi umili eroi a perenne memoria della loro grandezza e della gratitudine che ad essi deve la Patria. Fiero e orgoglioso di essere il condottiero di questi baldi e fieri giovani, vogliate accogliere Voi e le loro famiglie a nome di tutto il reggimento i sensi della nostra più sentita stima e ammirazione per le eccelse virtù, di cui è dotato il vostro popolo, e l’assicurazione che sarò sempre per essi un padre affettuoso ed orgoglioso. Prego la Vostra cortesia di comunicare sopra ai Signori Sindaci del vostro circondario, che annoverano anch’essi molti giovani nel mio reggimento.

L'emigrazione e le due guerre mondiali
Militari al fronte

Vedi anche https://www.youtube.com/watch?v=ZliYrTyQzNg&t=5s

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Buon 25 aprile

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