Un luogo mistico, un paesaggio meraviglioso, dove rinfrancare la mente e il corpo. Il Convento della Sacra Spina fu abitato da diversi ordini nell’arco dei secoli, ed ebbe nomi differenti. Secondo alcuni, fu dapprima un cenobio basiliano, ma non esistono documenti che lo attestino. Altre fonti affermano che ad abitare il convento per primo furono i Certosini e il convento allora ebbe il nome di “Santa Maria l’Eremitana”. Una prova della frequentazione dei Certosini, e quindi dell’architettura gotica, potrebbe essere parte di un triportico gotico rinvenuto in sacrestia. Il convento, nel 1320, passò all’ordine dei Frati Minori con il nome di “S. Maria dei Frati”. Rimase deserto per un periodo, dopo la peste del 1346. Nel 1431, ancora frequentato dai Francescani, il convento si chiamò “S. Maria delle Grazie”. Il convento prese il nome attuale, cioè quello della “Sacra Spina” o “di Santa Maria della Spina”, nel 1523, quando arrivò presso il santuario, una Spina della Corona di Gesù.
Questa reliquia fu donata dalla regina di Francia, Giovanna di Valois, al suo padre spirituale e confessore, Padre Dionisio Sacco, nel 1498.
Padre Dionisio Sacco apparteneva ad una famiglia ricca e potente di Amantea. Lasciò tutti gli agi della sua famiglia e abbracciò l’ordine francescano. Per il suo grande intelletto fu mandato a Parigi per compiere gli studi universitari. Egli fu confessore di ben cinque regine, una delle quali era appunto Giovanna di Valois, la quale gli diede in dono la Spina. Dopo l’annullamento del matrimonio di Giovanna con il re Luigi XII, ella fondò l’Ordine della Vergine Maria. Fu proclamata santa da papa Pio XII nel 1950.
Fu proprio Padre Sacco che decise di portare la Sacra Spina in dono al suo monastero d’origine, all’epoca ancora francescano, nell’attuale Petilia Policastro. Non riuscì nel suo intento in quanto si ammalò e morì. Prima di morire però affidò il compito di traslare la Spina, a Padre Ludovico Albo, che giunse al santuario con la reliquia il 22 agosto 1523.
Si narra che il cavallo, che trasportava Padre Albo insieme alla Sacra Spina, si arrestò prima di arrivare al santuario e il frate fu costretto a proseguire a piedi. Nel punto in cui si fermò il cavallo venne eretta una cappella.
Per fare un breve cenno storico sulla provenienza della Sacra Spina, bisogna dire che furono i Crociati che ottennero le Spine della Corona di Gesù, dagli ebrei. Le portarono a Venezia. Fu il Doge di Venezia a donarle alla Francia.
La Sacra Spina venne sottoposta ad una prova che, in quei tempi, era usuale: quella del fuoco. Questa prova avvenne il 20 ottobre del 1573. A far cadere la Spina nel fuoco fu l’Arcivescovo Antonio Santoro di Santa Severina. La Spina, anzichè bruciare, si levò in aria e si depositò in uno dei calici portati dai religiosi. La prova si ripeté altre due volte, con lo stesso risultato. Lo stesso anno fu decretata l’autenticità e la pubblica venerazione della Sacra Spina.
Si narra che la Spina compì molti miracoli.
Nel 1806, i religiosi abbandonarono il convento a causa della legge di soppressione degli Ordini Religiosi, emanata dopo l’occupazione Napoleonica del Regno di Napoli. Con la caduta del Regno Napoleonico (1815) si ripristinarono gli Ordini Religiosi e così fu pure per il convento della Sacra Spina. Ci fu una seconda soppressione nel 1866 con il Governo dell’unificato Regno d’Italia. Ci fu il ritorno dei frati successivamente, ma con un numero molto ridotto. Ai primi anni del 1900, la struttura divenne casa di studio, ospitando teologi. L’ultimo rettore francescano fu Padre Venanzio Marturano fino al 1986. Grazie a lui il santuario fu recuperato e si evitò il suo crollo.
Oggi il convento è abitato dalla Famiglia Mariana Le Cinque Pietre. Le pietre sono cinque atti fondamentali per questa comunità: la Preghiera, l’Eucarestia, la Sacra Scrittura, il Digiuno e la Confessione. Cinque sono anche i Santi a cui si ispirano: San Francesco d’Assisi, Santa Chiara, Santa Teresa del Bambin Gesù, San Luigi G. De Monfort, San Pio.
La chiesa contiene opere di prestigio artistico, quali gli affreschi della Via Crucis del pittore di Rende, Cristoforo Santanna, del 1787, una tela della Vergine di Guido Reni, una tela della Deposizione di Mattia Preti, una tela del 1600 che racconta la storia della Sacra Spina con quattro riquadri. Oggi queste tele sono in restauro. La Sacra Spina si trova in una Cappella alla quale si accede tramite doppia scala. Fu indorata da doratori Napoletani. Bellissima è la statua della Madonna col Bambino risalente al 1553. Molti sostengono sia di scuola gaginiana. Lo storico Pasquale Faenza afferma invece che essa sia opera dello scultore di Carrara, Giovandomenico Mazzolo, figlio del più noto Giovambattista, di cui ho avuto modo di ammirare diverse sue opere in Calabria. A richiedergli la scultura fu Andrea Arduini, consultore del Vicerè e protettore del Real Patrimonio. Le opere di Giovandomenico si distinguono per la forte componente espressiva, il grande dinamismo e l’elevata qualità dei drappeggi.
Molto particolare è il portale d’ingresso del santuario. La data incisa in alto è 1699, ma è probabile che risalga a mezzo secolo prima. È composta da due lesene laterali con due tamburi e su di essi i capitelli. Le raffigurazioni delle due colonne sono diverse tra di loro. Secondo il prof. Francesco Cosco, la raffigurazione sul tamburo a destra rappresenta l’albero della vita della teologia Maya. Nel 1524 molti evangelizzatori cominciarono a seguire Cortés, condottiero spagnolo, nei suoi viaggi. È così che si stabilì il contatto con le civiltà centroamericane. In alto c’è una doppia trabeazione. Sono incisi vari tipi di frutta: uva, pere, melograni, pesche che, secondo Giacinto Carvelli, fanno riferimento al floridissimo giardino della Sacra Spina.
Rimangono i ruderi di una cinta muraria che in passato circondava il convento. Il secondo venerdì di marzo i fedeli fanno la processione del Calvario di Gesù. Si percorre una strada antica che collega il paese di Petilia con il santuario. Si attraversa un ponte di fine 1500 o inizio 1600 ed è possibile ammirare una bellissima fontana con il volto di un angelo e con una edicola del 1600.
Io l’ho percorsa questa suggestiva strada insieme alla mia famiglia, lunga la quale si trovano le Stazioni della Via Crucis. Un angolo di Paradiso, a 608 m s.l.m., immerso nella natura tra castagneti e querceti e attraversato dall’impetuoso fiume Soleo. A farci compagnie c’erano le capre con la loro ottima guida, il bellissimo pastore maremmano . L’abbiamo percorsa partendo dal santuario. Giunti al paese, incominciò a piovere e così la gentilissima Caterina Lazzaro ci diede un passaggio fino al santuario dove ad accoglierci c’erano i frati e le suore e la gentilissima Marianna Lazzaro, grazie alla quale abbiamo visitato il chiostro. Questa giornata emozionante si è conclusa con la benedizione che ci è stata impartita da uno dei padri della Famiglia Mariana Le Cinque Pietre, che teneva in mano l’ampolla con la Sacra Spina.