di Pino Cinquegrana – Antropologo –
Dopo il 1972, la storia dell’emigrazione cambia volto. Molte città del sud e del nord America devono il loro sviluppo, il loro colore, le loro culture all’emigrazione europea nel senso più ampio ma più specificatamente a quella italiana e in particolare a quella meridionale e calabrese che hanno riprodotto il tempio delle nuove identità italo e calabro-americana. Oggi la storia dell’emigrazione ha assunto una lettura di successi: magistrati, docenti universitari, imprenditori, giornalisti, politici sono di origine meridionale.
Molti calabresi sono la nuova identità delle Americhe. Un processo che in duecento anni ha visto l’emigrato calabrese il nuovo mericano . Di questo processo, nel 1993, se ne occupò il giornalista Pino Nano con l’opera “Storie di successi – calabresi sparsi per il mondo” edito da Santelli. Uno spaccato che il giornalista della Rai presenta attraverso il suo lavoro di reporter dal mondo ha costruito una narrazione diretta di protagonisti nel pieno orgoglio della calabresità quanto dell’essere portatori di doppie culture che si arricchiscono nel loro heritage materiale e immateriale per cui puntualmente ogni anno si promuovono seminari e convegni sulla presenza italiana o calabrese nei diversi stati come quelli promossi dall’Ambasciata d’Italia a Cuba “Sociedad “Dante Alighieri” de Cuba Comitato Gestore dell’Associazione di Amistad Cuba Italia “Miguel D’Estefano Pisani”.
Nell’opera di Nano, la signora Elvira De Tommaso racconta al giornalista quanto ormai i due mondi sono completamente diversi in termini sociali, politici economici e culturali seppure è necessario meglio specificare “parlo naturalmente dell’emigrazione in America Latina dove ci sono migliaia di calabresi che vivono la propria vita con la stessa modestia con cui avrebbero continuato la propria esistenza in Calabria…” tale discorso con il giornalista è motivato dalla crisi economica subentrata nell’America del sud attraendo i nuovi emigranti a dirigersi verso quella del Nord. uno studio affascinante che Pino Nano continua parlando di Giovanni Sgrò che definisce “una delle storie di post-emigrazione più emblematiche che si possono raccontare ai ragazzi che non hanno mai saputo cosa in realtà l’emigrazione abbia rappresentato per milioni di uomini”. Una storia che sembra nata da un destino fatto di paesaneità nel senso più antropico del termine è di nuove costumanze fatte di opportunità dell’altrove in cui il protagonista non conosceva nemmeno una parola di inglese e parlava un italiano approssimato ma nel 1979 diventerà senatore dello Stato di Victoria ed ecco che Giovanni Sgrò diventa il simbolo del riscatto di milioni di uomini partiti nel pianto ed hanno ritrovato la terra promessa.
Un passaggio tutto da studiare è l’incontro tra Nano e il professore universitario di Yale Giuseppe Mazzotta di origine di Curinga che racconta della sua partenza e dei tentativi di ritornare ormai da tempo messi in discussione da una assimilazione tutta americana completata con una donna americana che comunque, chiosa l’illustre calabrese, qui le opportunità per i figli non sono quelle del proprio paese o della Calabria. È non ha torto se pensiamo alle ferite di questa nostra terra mai del tutto rimarginate, cicatrizzate e guarite. L’opera di Pino Nano, lui stesso orgoglio delle nostre terre – originario di Sant’Onofrio – è cristallino sentire di tutta una serie di lavori documentati per la televisione di Stato passando per New York, Toronto, Chicago, Boston, Detroit rimarcando le grandi trasformazioni sociali dei calabresi d’America. Il giornalista Pino Nano è stato uno dei primi a realizzare un ponte con i Calabresi nel mondo.
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