ACQUARO, in provincia di Vibo Valentia, ha il suo VOCABOLARIO DEL DIALETTO ACQUARESE, appunto. A realizzare questa importante pubblicazione (Libritalia Edizioni – Vibo Valentia) ci ha pensato NANDO SCARMOZZINO, poeta, scrittore, giornalista, di Acquaro, dove vive e opera. Ma, perché è da considerare “importante” questo volume?
Parlare di dialetto in un’epoca caratterizzata da una globalizzazione linguistica e da una “saturazione” di informazioni, dal dubbio e incerto valore comunicativo, potrebbe apparire non solo anacronistico ma anche inopportuno se non, addirittura, inutile. La legittimazione culturale e la necessità antropologica della conservazione dei “dialetti” appare, tuttavia, in modo evidente se il concetto di “cultura” viene inteso nel suo significato pregnante, cioè come “continuum” tra il passato, il presente e il futuro. Sarebbe un errore, concettualmente e storicamente rilevante, pensare che i sistemi di comunicazione linguistico-verbale nascano dal nulla e non siano il risultato di uno sviluppo progressivo dell’ “essere sociale e culturale” dell’uomo, ovvero del suo rapporto con gli altri, con la natura e con le cose all’interno di un ambiente o di una “comunità” particolare o generalizzata. In tal senso, non si può parlare di “dialetto” senza prendere in considerazione il suo stretto rapporto con le dinamiche comunicative e interpretative di uno specifico gruppo sociale. La parola “dialetto”, sia nella sua derivazione latina “dialectos” (lingua regionale) che in quella greca “ diàlektos” (lingua), richiama l’azione del parlare, conversare e, perciò, del comunicare.
Il vocabolario di Nando Scarmozzino si inserisce, opportunamente, all’interno di un percorso di individuazione e approfondimento degli aspetti linguistici appena esposti, contribuendo ad una comprensione più consapevole della cultura di Acquaro. Il lavoro paziente e analitico sul dialetto acquarese, che ha portato alla raccolta di ben 4830 voci, rappresenta, oltre che una sua evidente valorizzazione, anche una utilissima chiave di lettura per decodificarne il lessico e i significati. I sostantivi, gli aggettivi, gli avverbi, i verbi presenti nel vocabolario, sono il frutto di una ricerca specifica basata su una metodologia variegata: dalla trasmissione orale (confronti diretti con persone del luogo) alla ricerca di fonti linguistiche formalmente attendibili, dall’ analisi di testi ai riferimenti antropologici acquaresi (usi, costumi, tradizioni). L’autore ha, perfino, scavato nei ricordi personali per trovare una glossa, un lemma, un segno, un significato. Ogni termine viene presentato a volte nel suo significato letterale, altre volte arricchito da un’indicazione etimologica, altre volte ancora esplicato attraverso il suo valore funzionale, operativo, celebrativo o allusivo. Molti vocaboli rimandano, infatti, ad attività quotidiane, a tradizioni, a descrizioni, ecc…, che evidenziano la derivazione linguistica del dialetto acquarese dalla autenticità della cultura contadina (agricolo-rurale) e artigianale, dalla semplicità degli stili di vita e, in tempi più recenti, dalla modernità dei lavori, delle esigenze sociali e delle relazioni interpersonali. Da tale ricerca emerge, certamente, tutta la complessità e la flessibilità del dialetto acquarese, soprattutto parlato, ma emerge anche lo strettissimo legame tra linguaggio e cultura popolare autoctona di Acquaro. Leggere e soffermarsi su ogni parola del vocabolario significa “immergersi” in un ricordo, un evento, un’emozione, in una parola nella memoria storica acquarese e ritrovare l’identità e, perfino, il senso di appartenenza su cui si fonda la nostra comunità. I valori, i principi, le credenze, le tradizioni che hanno caratterizzato la vita dei nostri nonni e la nostra si sintetizzano in modo diretto nelle nostre menti e riprendono a vivere, anche se per pochi istanti. Pertanto, si può affermare che il vocabolario costituisce un percorso ben strutturato sul piano del valore formativo e informativo. Esso può rappresentare certamente uno stimolo per le nuove generazioni, per i giovani che volessero “saperne di più” sul nostro linguaggio e la nostra storia ma può essere di aiuto anche per chi volesse leggere o scrivere il dialetto o diffonderlo in ambiti culturali e istituzionali più allargati.
Il vocabolario di Nando Scarmozzino trova la sua naturale funzione, raggiungendo l’obiettivo di inserire il dialetto acquarese nella prospettiva di un “futuro antico”, in cui la riscoperta delle nostre radici linguistico-culturali può darci l’opportunità di rimodellare il presente e predisporre il futuro sulla base di ciò che vorremo essere, pensare e vivere (Estratto dalla “Presentazione”del prof. Pasquale Galati).
Riflessione dell’Autore.
Dopo avere pubblicato il volume “Acquaro nella storia e nella tradizione”, scritto a quattro mani insieme con don Umberto Muratore, ho maturato nel corso degli anni il desiderio di potere completare un lavoro – avviato con il precitato libro – di ricerca della storia e dell’identità del nostro paese. Questo desiderio non poteva non confluire nella volontà di realizzare un nuovo volume, in cui raccogliere le parole dialettali che costituiscono da secoli l’architrave del vivere della comunità, semplice, complesso, ma indubbiamente identitario. Purtroppo, il nostro dialetto continua a soffrire e ad essere “italianizzato”, privato della sua peculiarità, originalità e, dispiace, anche continua ad essere dimenticato.
Questa opera ha lo scopo di preservare, anche e soprattutto per le generazioni future – i figli dei figli -, un patrimonio culturale, civile, politico. Proprio come hanno fatto i vocabolari delle lingue antiche.