di Pino Cinquegrana- Antropologo – intervista di Nicola Pirone
La storia contemporanea d’Italia non può prescinde dall’emigrazione legata alle condizioni economiche e sociale dei diversi centri di montagna quanto di pianura e delle coste del territorio calabrese. Si fugge da tassazioni impossibili, da duro lavoro senza un adeguato guadagno, dalla precarietà familiare. Si parte e si affronta il mare per alcuni mai visto prima per cercare altrove fortuna per un possibile cambiamento, un cercato riscatto, un nuovo stile di vita. Come una malattia l’emigrazione entrò in tutte le case dei calabresi prima che l’Italia fosse un paese politicamente unito. Le case che a sera venivano illuminate con la lumera ad olio per dare luce alla donna per filare, cucire e cucinare, in America erano illuminate con la corrente elettrica, bastava premere un bottone! Un movimento continuo che a partire dal 1860 divenne sempre più interesse religioso, di stato, della politica nazionale. Oggi tre Calabrie vivono sparse per il mondo fuori dai confini regionali inseriti nei grandi processi di crescita e di ricostruzioni dei nuovi mondi che hanno accolto tanta gente che ha saputo trovare nella fede prima e nell’orgoglio poi la giusta dimensione nei ruoli affidati nel mondo delle costruzioni, dell’artigianato, degli studi e così via. L’emigrazione ha dato un grande cambiamento al paese di partenza e a quello di arrivo ereditando la vera grande rivoluzione sociale della storia umana dei movimenti che va dalla prima metà dell’800 fino al 1970/72 periodo, quest’ultimo, che la storia indica quale fine dell’emigrazione quale ricerca di un altrove, pionerismo e risistemazione per una crescita sociale in quanto le basi sono ormai ben solide per gli espatri successivi dovuti a motivi di ricerca scientifica, perfezionamento professionale, nuova occupazione e imprenditoria internazionale. Si può affermare che la ripresa dell’emigrazione post-bellica determina uno spostamento massiccio di popolazione, che si dirige verso mete già seguite nei decenni precedenti. I paesi più segnati dal perdurare dell’emigrazione italiana in genere e calabrese in particolare sono rimangono Canada, Stati Uniti e Australia, solo il Venezuela nella prima parte degli anni Sessanta si avvicina a questi ultimi. Fino al 1967, in Canada la maggior parte degli italiani giunti nel dopoguerra erano entrati nel Paese attraverso il canale della “sponsorizzazione”, il quale, introdotto nel 1948, venne abolito proprio nel 1967. Il meccanismo prevedeva che un italiano potesse entrare legalmente se in Canada era già residente un parente, disposto a fare da garante e a coprire le spese del primo periodo di insediamento. Si è ereditato un fenomeno divenuto successivamente orgoglio di una nuova identità. Ci si domanda ancora oggi che cosa sarebbe stata l’intera economia italiana, senza quel grande fenomeno di accumulazione delle risorse rappresentato dalle rimesse degli emigranti? Dopo il blocco emigratorio dovuto alla seconda guerra mondiale, nel 1949-1950 le partenze verso l’America latina e l’Australia aumentano. Una storia che oggi è divenuta disciplina comparata con quella che ha segnato le sorti delle nazioni dove l’inserimento dei calabresi nei grandi ruoli dei cambiamenti ne costruiscono un’altra, qui proposta nell’intervista al dottor professor Pasquale Nestico da parte del direttore di kalabriatv.it Nicola Pirone.
Il dottor, professor Pasquale Francesco Nestico ha lasciato Isca sullo Ionio piccolo centro del Catanzarese, non appena terminati gli studi all’istituto tecnico industriale di Catanzaro ed è emigrato in America, dove con tanto sudore diventerà uno dei cardiologi più apprezzati. Un esempio di emigrazione che vince la lontananza, si afferma in una terra straniera e porta avanti dei valori sociali. Il fondatore della Filitalia International vive a Philadelphia, Pennsylvania.
Dottore Nestico che ricordi ha del suo paese natio? <<Non lo posso mai dimenticare anche perché ci torno spesso soprattutto per la festa di San Marziale alla quale sono molto legato. Ho sistemato casa ed ho tanti amici e familiari. Tornarci ha un sapore speciale, è come ritornare nel passato, nei ricordi degli anni della giovinezza>>.
Ci sono degli episodi che ricorda del paese?<<Ricordo il giorno di Carnevale quando la gente uccideva il maiale o le feste comandate che si vivevano in semplicità ma con molto amore. Con il lavoro di capo mastro di mio padre, Aurelio potevamo considerarci di ceto medio anche perché mia mamma Concetta provvedeva ad accudirci e alla casa>>.
Quando lei era ancora bambino, Isca fu colpita da un terribile evento sismico, ha dei ricordi? <<Ho ricordi indelebili anche se avevo pochi anni. Stavo giocando per strada con altri bambini quando mia nonna materna, Maria, mi ha preso per mano e portato lontano dal pericolo. Quell’11 maggio del 1947 difficilmente potrà essere dimenticato. Il terremoto causò numerosi danni>>.
Nonostante vivesse in un piccolo paese le piaceva studiare e da li Isca al sogno Americano:<<Già all’asilo avevo imparato la tavola pitagorica,. Terminate le elementari dovevo scegliere se andare a Soverato o Sant’Andrea che era a un’ora a piedi. I miei compagni mi portavano con la bicicletta in cambio li aiutavo per i compiti. Poi, l’industriale a Catanzaro e infine le università americane che mi hanno permesso di laurearmi prima in ingegneria elettronica e poi in cardiologia>>.
In Italia c’erano tanti sacrifici, ci racconti di quando ha iniziato a fare il muratore:<<Mio padre aveva promesso in dote a mia sorella Elvira una casa e dunque iniziammo a costruirla. Il primo fidanzamento non andò a buon fine. Da li comincia ad apprendere il lavoro ma lo studio era sempre nella mia mente, nonostante all’età di 11 anni scoprì di essere miope>>.
Giovane studioso e anche musicista:<<Altro steccato della mia vita, all’età di 13 anni iniziai a suonare nella banda del paese il clarinetto grazie a mio zio Attilio Gatto. Le famiglie del paese ci ingaggiavano per le feste dei Santi ma ci chiamavano anche in altri paesi limitrofi>>.
Diplomato nel 1962, tre anni più tardi parte per gli Stati Uniti:<<Il distacco da mia sorella Elvira era forte e nel 1965 cambiarono le regole sull’emigrazione così mio padre decise di farsi fare l’atto di richiamo. Mio padre partì in quello stesso anno, il resto della famiglia ai primi di giugno del 1966>>.
Quale fu il suo primo lavoro in America?<<Lavoravo in una fabbrica di abbigliamento a 45 dollari a settimana, ma nonostante mi proposero una promozione volli ritornare in Italia della quale avevo molta nostalgia e dovevo terminare gli studi>>.
L’amore, però la riporta in America:<<Mi ero innamorato di una ragazza che lavorava nella mia stessa fabbrica a Philadelphia e non potevo rimanere lontano. Avevo terminato gli studi e volevo iscrivermi alla facoltà di Fisica e matematica. Chiesi i soldi a mio padre che ancora si trovava in America ma mi disse di tornare li per mantenere unita la famiglia. L’amore per quella ragazza, però finì nell’agosto del 1969 e qualche mese dopo mi accettarono alla Villanova university di Philadelphia dove mi laureai 3 anni dopo in ingegnere elettrico>>.
Primo risultato accademico e vita lavorativa che riprende:<<Il primo anno facevo qualsiasi tipo di lavoro, poi iniziai a lavorare alla Westinghouse electric corporation. Lavoravo e studiavo alla Warthon school quando un collega di lavoro mi disse che lasciava per entrare nella facoltà di Medicina. Da li mi è tornato in mente quando in Italia volevo studiare quella professione>>.
Dalla Warthon alla Template university:<<Volevo entrare a tutti i costi a Medicina e dalla Warthon dovetti tornare alla Villanova per due anni di preparazione al Medical collage admission test. Facevo anche il volontario in ospedali e università. Il 24 dicembre del 1975 il Dean della Template university mi comunico che ero stato accettato alla facoltà di Medicina, con i corsi che sarebbe iniziati 9 mesi dopo>>.
Nell’attesa del nuovo corso universitario cambia di nuovo la vita di Pasquale Nestico:<<Il 28 agosto del 1976 mi sposai con mia moglie Anna, anche lei emigrata in America da Isca sullo Ionio. Lavoravo, studiavo e crescevo la famiglia poiché nel 1977 nacque il mio primo figlio Aurelio, al quale succedettero Concetta e Saverio>>.
Nonostante tutto realizza il sogno di diventare medico negli Stati Uniti:<<Gli studi in medicina erano difficili ma fui tra i 20 laureati che conseguirono la lode. Continuai per conseguire la specializzazione in medicina interna. Avevo scelto Philadelphia perché vivevo li. Poi mi specializzai in cardiologia alla Hahnemann university e da li iniziò la carriera di cardiologo>>.
Non solo impegno lavorativo e familiare, il dottore Nestico si dedica anche al sociale e alla promozione dell’italianità:<<Nel 1980 iniziammo la festa di San Marziale patrono di Isca sullo Ionio e poi nel 1987 nasce la Filitalia International la cui storia la conosciamo tutti>>.
C’è anche un’esperienza come ufficiale medico nella sua vita:<<L’11 settembre 2001 ha cambiato le nostre vite così nel 2003 decisi di arruolarmi. Mi accettarono con i gradi di Tenente Colonnello medico. Mi mandarono vicino Francoforte in Germania come cardiologo. Qui arrivavamo feriti da Iraq e Afghanistan. Fu un’esperienza inaspettata e dolorosa>>.
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Guarda anche https://youtu.be/RN5DNjGcC8Y
Veramente un Racconto Commovente da Prendere come insegnamento per i nostri figli che oggi vogliono Tutto e Subito un Plauso e un Forte Abbraccio al Nostro Insigne Professore “Nestico’”
Vanto della Nostra Calabria 🙏🙏🇮🇹🇮🇹🇮🇹
sempre toccante !!! leggere storie di emigranti, emozioni, sacrificio, dignità, amor di patria!!!!! che ha contraddistinto e fatto onore a tanti italiani partiti con un sogno e tante speranze ” IL SOGNO AMERICANO”…… GRAZIE!!!!