Un nuovo libro per Giovanni Frijio, uno dei tanti emigrati calabresi che hanno dovuto lasciare il paese natio in cerca di un futuro migliore. Nato a Cutro nella provincia di Crotone, è emigrato da giovanissimo in Germania, dove oltre nel campo lavorativo si è affermato anche in quello politico-sociale. Oggi ha pubblicato “Il coraggio di vivere nella legalità” nel quale parla della vita di un germanese tra lavoro, ideali, politica e amori, dalla società di libero mercato alla società di mercato.
La narrazione di questo libro appartiene alla storia di milioni di cittadini costretti ad emigrare, sono pagine di storia reale, di politica, di riscatto sociale.
Il romanzo è una testimonianza di vita vissuta che, per le tematiche affrontate, esula dal definirla una mera autobiografia, ha una valenza storico-politico non indifferente.
Il “coraggio di vivere nella legalità” è una consapevole scelta di vita e sintetizza la parabola esistenziale e storica del personaggio Giovanni Ferro sin dall’infanzia per approdare all’età della maturità. Viene messa in rilievo, mediante il personaggio, quella che è stata l’emigrazione italiana in Germania, e nello specifico calabrese, dagli anni sessanta e fino agli anni novanta.
In secondo luogo, scandire le fasi della biografia del personaggio con le fasi storiche vissute nella seconda metà del novecento: lotta dei braccianti per la redistribuzione delle terre e l’estinzione del latifondo, difficoltà di costruzione d’una vita civile e all’insegna della legalità in un contesto condizionato da forme di subcultura mafiosa, difficoltà di inserimento in un paese straniero di una generazione sradicata dal proprio contesto d’origine, la presa di coscienza della lotta politica e le vicende del PCI in Germania in stretta relazione con gli avvenimenti della politica nazionale ed europea, le forme di associazionismo rappresentativo degli emigranti e le battaglie per l’integrazione e la conquista dei diritti di cittadinanza.
In terzo luogo viene messo in luce il percorso di ritorno del protagonista nella propria terra e l’assunzione consapevole di una nuova fase dell’esistenza e dell’impegno politico.
Vita d’un Germanese indica quindi un essere quasi spurio d’una propria identità esistenziale, perché si tratta appunto di una vita sradicata dal suo contesto d’origine ma che non ha la cittadinanza tedesca, e per quanto si sforzi Giovanni Ferro, in Germania dovrà fare i conti col razzismo, le prevaricazioni, la discriminazione e il pregiudizio, sia perché italiano, che comunista.
“ I germanesi” sono stati definiti così dai loro stessi compaesani, perché andavano alla Germania, come un tempo, ossia ai primi del novecento, coloro che emigravano nelle Americhe, venivano definiti in dialetto calabrese “ i mericani”.
Germanesi quindi sono quelli che hanno un’identità esistenziale e storica di migranti e riconosciuti ormai come esseri umani connotati da una loro singolarità, da una loro diversità rispetto sia alla comunità di origine che a quella di nuovo approdo.
Un romanzo che attraverso la storia del protagonista, mette in evidenza tutte le problematiche inerenti al fenomeno migratorio.
Spopolamento del sud nonostante il miracolo economico, occasioni mancate soprattutto in funzione di un ruolo della Calabria nell’area Euro – Mediterranea, emigrazione forzata, discriminazioni, mafie, diritti di cittadinanza ed integrazione.
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