La storia è molto lunga e complessa perché molti di questi uomini furono fucilati da soldati italiani perché si erano ribellati a non volere rimanere in prima linea più delle altre compagnie del Nord Italia alla fine comunque se ne da merito a questi calabresi che fermarono l’avanzata tedesca. I libri di storia indicano solo l’esercito italiano che fermò il nemico, ma in realtà tutti si ritirarono e questi soldati calabresi rispedirono indietro i germanici. Il contenuto è tratto dal libro ricco di documenti a cura di Francesco Deodato e Giuseppe Cinquegrana, un monito alle future generazioni per ricordare questi eroi, soprattutto oggi 4 Novembre, Giornata delle Forze Armate.
La Brigata Catanzaro fu fondata dai due reggimenti 141° e 142° era costituita per la maggior parte da militari calabresi e siciliani, fu impegnata in moltissime operazioni belliche e pagò un caro prezzo in numero di uomini nella Prima Guerra Mondiale. Così scrive della brigata “Catanzaro” fondata il primo marzo 1915, l’allora Tenente Adolfo Zamboni, ferrarese di nascita ma in forza al 141°: piccoli, bruni, curvi sotto il peso del grave fardello, scesero alle stazioni delle retrovie e si incamminarono verso le colline carsiche gli umili fantaccini della remota Calabria, …i. Chiamati lontano dalla patria in armi, questi poveri figli di una regione abbandonata lasciarono le loro casette sperdute tra i monti, abbandonarono i campicelli e le famiglie quasi prive di risorse e vennero su nelle ricche contrade che il nemico mirava dall’alto, bramoso di conquista e di strage….fieri e indomiti cresciuti nella religione del dovere e del lavoro, i calabresi non conobbero la viltà, non coltivarono nell’animo gagliardo il germe della fiacchezza: alla Patria in pericolo consacrarono tutta l’energia dei loro rudi cuori, tutto il vigore delle floride vite…
A questa Brigata furono assegnate le operazioni più cruenti, come quella sulla quota 208 del Carso, da dove in due mesi di inutili assalti non tornarono 65 ufficiali e 3060 soldati. Stremata per le troppe battaglie sostenute, nonostante le gravi perdite trascorreva gli ultimi mesi di guerra assestata sul Piave a dispersione del Comando Supremo. Lo straniero non avanzò e la battaglia fu vinta da questi gloriosi uomini.
Tra i suoi ufficiali il Tenente Cutoli Raffaele di Monteleone Calabro morto sul Carso il 2 novembre 1916; il Tenente Gioia Gennaro di Monteleone Calabro morto a Bosco Cappuccio il 9 agosto 1915, il Sottotenente Cavalieri Vincenzo di Curinga morto a Bosco cappuccio il 21 ottobre 1915 e numerosi altri morirono durante quella che fu definita guerra di trincea, guerra di posizione. Ebbe riconoscimenti al valor militare. Altri Calabresi della Catanzaro morti: Antonio Incorvaia, Carlo Giuffrè da Reggio Calabria, Domenico Carbone da Montepaone, Carmelo Silipigni da Gioia Tauro, Francesco Arcuri e Arturo Francesco Ricca da Castrovillari, Gaetano Alberti da Mormanno, Francesco Pancali da Campana, Luigi Stella da Cosenza, Vincenzo Galati da Vallelonga, Saverio Gratteri da Gerace.
La rivolta della Catanzaro
La sera del 15 luglio 1917, la brigata Catanzaro era di stanza a Santa Maria La Longa per un periodo di riposo dopo 40 giorni in prima linea sul fronte del Carso contro le fortificazioni dell’Ermada. Il 141º reggimento ed il 142° ricevettero, a sera, l’ordine che gli annunciava l’immediato ritorno in linea. I soldati, provati dalla durezza degli scontri, si ribellarono armati, sparando contro gli alloggiamenti degli ufficiali, uccidendone alcuni. Si impossessarono di tre mitragliatrici e solo l’intervento di Carabinieri, cavalleggeri e una sezione d’artiglieria mobile, riportarono l’ordine al mattino, arrestando i soldati ribelli. Il bilancio della notte di rivolta ammonta a 3 ufficiali e 4 carabinieri uccisi. La mattina dopo, 28 soldati, di cui 12 sorteggiati all’interno della 6ª compagnia del 142°, furono fucilati contro il muro del cimitero. La responsabilità per la decimazione della 6ª compagnia fu assunta direttamente dal comandante del VII corpo d’armata, il generale Adolfo Tettoni, mentre per quei soldati ribelli colti in flagrante, appartenenti ad entrambi reggimenti, 141° e 142°, l’ordine fu dato dal comandante della 45ª divisione, generale Galgani. I superstiti furono tradotti in prima linea, sotto scorta armata ma, durante il tragitto, alcuni gettarono le munizioni, venendo puniti con altre 10 fucilazioni sommarie. Fra i superstiti, 132 soldati furono inviati successivamente a corte marziale, che comminò 4 condanne a morte, eseguite nel settembre dello stesso anno. Le cause della rivolta, per il comandante della III° armata, il Duca D’Aosta, erano da ricercare nello scontento dei soldati della brigata Catanzaro per il prolungato impiego sul fronte del Carso.
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