Il Codex Purpureus Rossanensis è un evangelario del VI secolo. È scritto in lingua greca, con un’antica scrittura maiuscola (onciale) ed è decorato con miniature. Fu rinvenuto casualmente nella Cattedrale di Rossano (CS) nel 1879. Riguardo la sua provenienza, secondo diversi studiosi, potrebbe essere arrivato a Rossano da Antiochia di Siria. Secondo altri, potrebbe essere giunto in Calabria probabilmente da Costantinopoli (attuale Istanbul) oppure da Cesarea di Palestina. È probabile che la provenienza sia un ambiente della famiglia imperiale bizantina, in quanto i fogli di pergamena, di cui è composto il manoscritto, sono di color porpora, un colore molto prestigioso a quel tempo. L’uso della porpora era infatti legato alle classi più elevate e ai rappresentanti del potere a causa del suo notevole costo. Si trattava inoltre di un materiale molto apprezzato per la resistenza del suo colore.
Ecco perché viene attribuito il nome “purpureus” al manoscritto. Il termine “codex” invece, si riferisce alla copertina. “Codex”, nel suo significato originario, indicava, la parte interna del fusto degli alberi, cioè il legno; designò poi le tavolette cerate a uso di scrittura e infine il libro manoscritto formato di più fogli, come il libro moderno, in opposizione al rotolo.
Oggi, il Codex Purpureus Rossanensis, è conservato nel Museo Diocesano di Rossano (CS).
Secondo alcuni studiosi, l’evangelario fu portato in Calabria da monaci perseguitati per la loro fede. Secondo un’altra ipotesi invece, fu portato dalla principessa bizantina Teofano, sposa di Ottone II e imperatrice del Sacro Romano Impero, in occasione del suo soggiorno nella città di Rossano nell’estate del 982.
L’evangelario è composto da 376 pagine, contenenti il Vangelo secondo Matteo e il Vangelo secondo Marco (ad eccetto dei versi 16,14-20), oltre ad una lettera di Eusebio di Cesarea a Carpiano sulla concordanza dei vangeli. In origine conteneva tutti e quattro i vangeli canonici, come si evince dalla prima miniatura che contiene i simboli dei quattro evangelisti.
Le miniature sono 14.
Di esse, dodici raffigurano eventi della vita di Cristo (La Resurrezione di Lazzaro, L’ingresso di Gesù a Gerusalemme, Il colloquio con i sacerdoti e la cacciata dei mercanti dal tempio, La parabola delle dieci vergini, L’ultima cena e la lavanda dei piedi, La comunione degli apostoli, Cristo nel Getsemani, La guarigione del cieco nato, La parabola del buon samaritano, Il processo di Cristo davanti a Pilato, La scelta tra Gesù e Barabba), una fa da titolo alle tavole dei canoni andate perdute, e l’ultima è un ritratto di Marco, che occupa l’intera pagina.
Oggi il Codex è stato riconosciuto quale Patrimonio dell’Umanità e inserito nelle liste Unesco, nella Categoria “Memory of the Word”, il 9 Ottobre 2015.