In uno dei miei articoli precedenti mi sono soffermata sul prezioso Codex Purpreus Rossanesis trovato nella Cattedrale di Rossano (CS). Oggi voglio dedicare questo post ad un altro gioiello prezioso custodito nella stessa Cattedrale, l’immagine  Achiropita o Acheropita, dal greco, un’immagine creata miracolosamente, dunque non realizzata da mano (umana).
Frasi attinenti a cose realizzate “non da mani umane” si trovano nella Seconda lettera di Paolo ai Corinzi 5, 1-21:
“Sappiamo infatti che quando verrà disfatto questo corpo, nostra abitazione sulla terra, riceveremo un’abitazione da Dio, una dimora eterna, non costruita da mani di uomo, nei cieli”.
Questo concetto si trova espresso anche in Cicerone, senza che vi appaia il termine acheropita.
Ancora, nel Vangelo di Marco 14, v 58: «Noi lo abbiamo udito mentre diceva: Io distruggerò questo tempio fatto da mani d’uomo e in tre giorni ne edificherò un altro non fatto da mani d’uomo».
Si racconta di un incontro tra un monaco di nome Efraim, che viveva in una grotta nei dintorni di Rossano, e il principe Maurizio di Costantinopoli, avvenuto nel 570 circa. Il principe era vittima di una persecuzione politica e per questo motivo si rifugiò in Calabria. Efraim lo rassicurò e gli disse di ritornare in patria, dove non solo le cose si sarebbero sistemate e che sarebbe anche diventato imperatore. Però gli fece promettere che se la predizione si fosse avverata, avrebbe fatto costruire sul luogo di quella grotta una chiesa dedicata alla Madonna, con un’immagine della Vergine. Maurizio lo promise e come pegno gli donò un anello. Quando tornò in patria fu acclamato imperatore ma si dimenticò della promessa. Passato un certo tempo Efraim andò a Costantinopoli con il proposito di restituire l’anello. L’imperatore quando lo vide si ricordò della promessa e così fece allestire una nave con materiali da costruzione e maestranze varie per erigere la chiesa, dando ordine che in essa doveva essere dipinta un’immagine di Maria Vergine. Ma il dipinto fu molto difficile da fare. Infatti tutti gli artisti che ci provavano lavoravano invano, perché quello che dipingevano di giorno, tornando la mattina dopo lo trovavano cancellato. Poi un giorno, un artista che aveva quasi completato l’immagine lasciò durante la notte un discepolo a vigilarla. Questi vide uscire una donna bellissima con un manto splendente che lo persuase ad andarsene. Il mattino dopo videro questa stessa donna dipinta sul fondo della parte interna del tempio.
L’immagine della Madonna Achiropita risale probabilmente tra il 580 e la prima metà dell’VIII secolo.
L’icona si trova su un pilastro della navata centrale della Cattedrale incastonata  in una teca di marmo protetta da schermo vitreo, contornata da un altare settecentesco.
La figura della Vergine è  quella Odigitria, dal greco “odigos”, Colei che guida, immagine diffusa in particolare nell’arte bizantina e russa del periodo medioevale. L’iconografia è costituita dalla Madonna con in braccio il Bambino Gesù, in atto benedicente, che tiene in mano una pergamena arrotolata della Sacra Scrittura.

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