Una delle prime città del mondo ad accogliere gli emigranti italiani e soprattutto calabresi è Buenos Aires. La capitale dell’Argentina, ancora oggi ha il record di presenze italiane nel mondo. Non tutti sanno che il nome Buenos Aires deriva dalla devozione della Madonna in Sardegna. Infatti, il suo nome tradotto in italiano è Buona Aria, ma non è riconducibile alla situazione atmosferica ma bensì alla Madonna di Bonaria, patrona di Sardegna e protettrice dei Naviganti. La città di Buenos Aires fu fondata due volte: la prima nel 1536 da Pedro de Mendoza, che diede vita a un primo villaggio chiamato “Ciudad del Espíritu Santo y Puerto de Nuestra Señora del Buen Ayre” (in italiano, Città dello Spirito Santo e Porto di Nostra Signora di Bonaria). Nel 1580, fu Juan de Garay a fondare la città per la seconda volta e le da il nome di “Ciudad de la Santísima Trinidad y Puerto de Nuestra Señora del Buen Ayre” (Città della Santissima Trinità e Porto di Nostra Signora di Bonaria). Col tempo, il nome di questa città ha avuto diverse modifiche. Dopo la riforma costituzionale di 1994 ha acquistato la denominazione di “Ciudad Autónoma de Buenos Aires”, anche se comunemente viene chiamata “Ciudad de Buenos Aires” oppure solo “Buenos Aires”. Dunque l’influenza italiana è stata attiva fin dalla nascita. Il grosso degli italiani scopre Buenos Aires subito dopo l’Unità d’Italia, tanto da essere soprannominata la Parigi del Sud America.
Le opportunità di lavoro, le terre per i contadini, spingono gli emigrati calabresi e italiani di raggiungere la capitale del Sud America, anche con dei visti stagionali, la cosiddetta “Emigrazione Rondinella”. Tanti, però troveranno modo di rimanere e non tornando indietro, magari spostandosi in nazioni limitrofe, ecco perchè troveremo molti italiani anche in Venezuela, Paraguay e Uruguay. Il rapido aumento della popolazione urbana, avviene nel giro di 14 anni, tra il 1855 e il 1869, coincidendo proprio con l’arrivo degli italiani. Si passa dai circa 90 000 abitanti ai 177787. Molti quartieri del centro si erano sovraffollati, e la povertà unita alla mancanza di alloggi aveva spinto molti immigrati ad alloggiare in vecchi edifici di epoca coloniale noti come conventillos. Qui decine di famiglie, principalmente italiane, condividevano gli spazi comuni in mezzo alla sporcizia senza nessun servizio di base. Italiani che dovettero affrontare grandi epidemie dal colera alla febbre gialla tra il 1867 e il 1871.
Sul finire del secolo la capitale aveva ormai cambiato volto ed era diventata una metropoli di quasi 664 000 abitanti. Furono costruiti o ultimati grandi edifici governativi come la Casa Rosada, il Palazzo del Congresso e quello della Municipalità. Grande risalto fu poi dato alle istituzioni culturali che dovevano simboleggiare le ambizioni nazionali e condurre il paese verso le celebrazioni del centenario dell’Indipendenza. Furono così realizzati in quegli anni il teatro Colón, il museo delle Belle Arti, il museo storico e il giardino botanico. Operai e maestranze? Logicamente Italiane che compierono il loro capolavoro con la costruzione dell’aeroporto internazionale nella vicina Ezaiza e la ricostruzione della Plaza de Mayo, pesantemente colpita da bombardamenti nel tentativo di un colpo di stato avvenuto nel giugno del 1955.
Tra i quartieri della città, c’è un nome a noi caro “La Calabria” in San Isidro. All’arrivo degli immigrati, ha dato origine a nuovi quartieri, producendo un mix tra culture e, tra le altre cose, contribuendo a favorire il commercio. Alla fine del XIX secolo, gli immigrati inglesi, tedeschi e francesi arrivarono a Buenos Aires in modo enorme. All’inizio del 1900, arrivò una seconda ondata di immigrati: questa volta erano principalmente di origine italiana, con un totale di 60.331. All’interno di quel totale immigrati italiani, le calabrese erano le più numerose. A San Isidro, furono istituiti molti italiani nel sud dell’Italia, specialmente dalla Calabria. Ciò ha causato l’area situata tra Alsina Rolón Tomkinson e Centenario a iniziare a essere chiamata “La Calabria”. Nel 1907, i confini del quartiere iniziarono a crescere. Nel 1906, Adrián Beccar Varela scrisse: “La nuova popolazione ha continuato a crescere nel sud -ovest, formando il quartiere di” La Calabria “, la cui traccia moderna e il recente edificio hanno dato un aspetto di persone indipendenti di San Isidro. Una delle opere calabresi più imponenti è la cattedrale di San Isidro.
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