La storia calabrese che ignora l’emigrazione nella sua complessa fenomenologia sociale e politica rischia di perdere di vista migliaia di uomini e donne, giovani ragazzi e ragazze che hanno determinato una rivoluzione silente che, per molti versi, cambiò le sorti dell’intera regione affermando una nuova calabresità nei paesi di arrivo fatta di laboriosità, tenacia, successi, affermazioni. I loro volti, immortalati in gigantografie nei musei d’America: Ellis Island, Philadelphia, Toronto, ci interrogano ancora su cosa è stato, quali i fallimenti post-unitari, le crisi socio-politiche che portarono tante braccia sfruttate e sfruttabili nelle terre americane spesso usufruendo dei prepaid ticket di boss senza scrupoli. In tutto il territorio nazionale e in Calabria si sviluppa una rete di agenti e subagenti che girano per i paesi e nelle campagne alla ricerca di manodopera per le aziende e le imprese americane. “Dappertutto sono sparsi questi commessi che fiutano intorno la miseria e il malcontento ed offrono il biglietto d’imbarco a quei disgraziati che vogliono abbandonare la patria, o li eccitano a vendere le case, le masserizie e la terra onde trovano il denaro per il viaggio” (Angelo Mosso, Gli emigranti, Nuova Antologia, 16 luglio 1905, p. 207). Nel 1904 la Navigazione Generale Italiana aveva 15 piroscafi adibiti esclusivamente a questo servizio; la Veloce 13; la Società francese “Transports Maritimes” 11; il Norddeutscher Lloyd 3; la Compagnie Génerale Transatlantique 7. Erano circa 100 piroscafi addetti al traffico degli emigranti dei quali 40 con bandiera italiana e 60 con bandiere estere. Si contavano vapori speciali destinati alla terza classe. Storie di partenze, di speranze, di cambiamenti di tanti giovani che appena sedicenni o poco più hanno affrontato l’oceano per riscattare con le proprie mani nude i debiti che pesavano sui familiari lasciati al paese. Ragazzi che hanno trasformato il pianto in gioia divenendo calabresi d’America: ‘Mericani. Oggi questi migranti continuano a essere ignorati dalla politica di casa nostra. Usato nel vero senso della parola solamente a propria convenienza e per trarre profitto di pochi. L’emigrazione è stato un momento di ribellione sociale che vale la pena raccontare, per rafforzare ancora una volta quella tesi che vuole l’emigrato come risorsa per il paese che lo ha ospitato e per quello che ha lasciato. Gli esempi portato avanti in questo due volumi de Il Sogno Americano ci invitano a riflettere e a conoscere sempre di più la.noatra storia.