Grazie alla gentilissima suor Elvira, che oggi ci ha fatto da eccellente guida, abbiamo visitato il Santuario del Santissimo Ecce Homo di Dipignano (CS), edificato probabilmente tra il 1300 – 1400, in stile romanico-gotico, dai Minori Osservanti. Dell’ex convento, utilizzato come centro di riabilitazione per un certo periodo e oggi in disuso, rimane il chiostro. Il santuario custodisce opere preziose, tra le quali spicca la scultura in legno dell’Ecce Homo realizzata nel ‘600 da parte di Giovan Francesco Pitorno, noto come Frate Umile.
Lei nacque a Petralia Soprana, in provincia di Palermo e fino all’età di 11 anni lavorò nella falegnameria del padre. Dopo aver frequentato una bottega di scultori a Palermo, divenne egli stesso scultore e frate dell’Ordine dei Francescani. Era il periodo della Controriforma e sulle direttive del Concilio di Trento si voleva aumentare la devozione popolare con opere artistiche cariche della drammaticità della Crocifissione. Frate Umile visse nel periodo in cui era diffusa la peste che causò numerose vittime. Questo influenzò non poco le sue opere, cariche di un grande realismo, drammaticità e sofferenza. Altre tre opere a lui attribuite in Calabria si trovano nel Santuario del Santissimo Ecce Homo di Mesoraca (KR), nel Santuario di Sant’Umile di Bisignano (CS) e nel Santuario del Santissimo Crocifisso a Cutro (KR).
Bellissime sono anche la scultura in marmo della Madonna col Bambino e l’acquasantiera, entrambi del ‘500 e probabilmente attribuite alla scuola dello scultore siciliano Gagini.
Ciò che mi ha maggiormente colpito è la cura attribuita alle catacombe della chiesa, oggi adibite a museo di arte sacra.
Siamo rimasti affascinati anche da una piccola chiesa diroccata in località Motta. Si trova in cima ad una collina e abbiamo percorso a piedi un viale circondato da uliveti che conduce ad un grande casale abbandonato, munito di frantoio. La chiesetta è nota come chiesa della Madonna del Latte, in quanto è rimasto un affresco della Madonna. Si tratta della “Galaktotrofusa”, cioè un’immagine che mette in evidenza l’aspetto materno di Maria ed esprime la natura umana insita in Cristo insieme a quella divina, icona che risale all’antico Egitto, alla dea Iside che allatta, culto che si intrecciò con il Cristianesimo.