Il paesaggio ha esercitato un grande fascino nella poesia e nell’arte di tutti i secoli di cui è ricca la letteratura europea quanto di protagonisti che nei diversi stili hanno raccontato elementi bucolici, panorami distintivi di luoghi, fiumi e vallate intrisi di memorie e ricordi recuperabili con momenti contemplativi. Si può affermare che la pittura del paesaggio (per molti pittura minore) in realtà è esaltazione del creato in cui si riesce a leggere persino il trascendenziale, l’attimo metafisico che a partire dal XVII secolo ha proseguito fino a quelli più recenti con le diverse correnti artistiche che probabilmente hanno ampiamente influenzato Nino Romano. Pitture di paesaggi di vallate e pianure e di marine ci proiettano nel sapere ascoltare ancora, interrogare ancora, rivivere ancora il fascino e la magia dei luoghi cari all’artista, all’amico Nino di Scilla dove il mito, e la leggenda si toccano. Nelle opere di Nino Romano l’esaltazione della natura è un imperativo e il suo paesaggio narrante è restaurazione e centralità dei luoghi segni e simboli della cultura magnogreca. In questa dimensione l’artista scillese esprime una idea di natura vista e sentita come esperienza vitale, pone su tela immagini evocatrici di sentimenti ed emozioni ancora vivibili. Verità empirica del descrivere la natura carica di luce e bellezza cosmica. L’arte di Nino Romano è così rappresentativa di familiarità dei luoghi che con elevata capacità narrativa espone ai nostri occhiil fuoco delle contrade ancora carichi di Sehnsucht attraverso i cambiamenti dei colori delle stagioni, le oprosità della gente interpretabile attraverso i segni tracciati su tela (piante di ulivi, barche in attesa di riprendere il largo).
Pescatori e contadini, tempesta e bellezza dei luoghi, vicoli e nature morte rendono su tela racconti multipli dell’animo umano di una Calabria ancora in grado di farci ascoltare magicamente gli echi lontani delle onde del Mediterraneo, crocevia del mondo, di cui Scilla è stordimento emozionale. Questa è la terra di Nino Romano la cui storia artistica è legata a numerosissime mostre collettive e personali a partire dal 1980 hanno avuto la possibilità di essere ammirate anche oltre i confini nazionali e internazionali.
Dalla terra al mare, il paesaggio di Nino Romano storicizza luoghi, tradizioni e operosità della civiltà contadina che, allo stesso tempo diviene riconoscimento di vita di ieri e di oggi raggiungibile attraverso la memoria, la ricordanza ancora in grado di proiettare speranze altre, come ben narrato nell’opera Verso l’infinito e in Scilla scorcio di marina grande. Il mare e la terra nelle opere di Romano esprimono il mito di una identità mediterranea il cui fascino è sintetizzato e interiorizzato nella pienezza della luce, da ombre che danno vitalità ai luoghi come in La raccolta delle ulive in cui il contadino piega la schiena per raccogliere il frutto dalla pianta voluta da Atena, la pianta sacra il cui liquido ha segnato re, imperatori e papi. Dall’alto della roccia il mare spumato di Scilla accarezza la bellezza dei luoghi (Mare d’inverno) quanto il riflettersi dell’antico borgo (in Scilla). Vedute naturali dalle mille funzioni comunicative tra estetismo e lirismo, tra sogno narcotizzante e piacere di vivere tanta unica bellezza del luogo raffigurato secondo i canoni della composizione, tecnica della prospettiva e regole prospettiche.