Riporto di seguito la testimonianza di Domenico Benoci:
“Tengo a precisare che il sito è stato ripulito a opera degli operatori del comune di Stalettì in seguito alla campagna di indagini archeologiche portate avanti dal Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, in convenzione con l’@Arcidiocesi Metropolitana di Catanzaro-Squillace e l’autorizzazione della Soprintendenza ABAP CZ-KR. Il sito necessita di urgente intervento di restauro e verifica dell’interesse culturale affiché venga istituito il vincolo archeologico”.
Secondo la mitologia greca, Aretusa era una ninfa e un giorno durante una battuta di caccia perse il suo gruppo e si ritrovò sulle sponde del fiume Alfeo, nel Peloponneso. Le acque limpide e la giornata afosa la portarono a spogliarsi ed immergersi nelle sue acque. Fu allora che le acque iniziarono ad agitarsi e quando Aretusa raggiunse la riva fu accolta da Alfeo, il dio del fiume che si invaghì di lei. Impaurita, Aretusa iniziò a correre e quando capì che Alfeo la stava raggiungendo implorò aiuto ad Artemide, che la trasformò in una fonte nell’isola di Ortigia. Alfeo, disperato per la perdita di Aretusa, pregò Giove di aiutarlo che lo esaudì scavando un canale sotterraneo che dal Peloponneso lo portava in Ortigia, raggiungendo la sua amata Aretusa.