Luoghi che si spopolano, paesi abbandonati, territori che con le loro case dirute con sui muri icone votive ricordano i segni una fede antica verso la Madonna per lo più. Ancora lo scroscio di qualche ruscello che a volte forma piccole cascate riporta alla memoria un antico borgo che fu casale di Rocca Angitola incastonato tra Polia, San Nicola da Crissa, Monterosso Calabro, Capistrano, Filogaso e Maierato. Siamo nella Montesanto Vecchia, detta Madonneja di cui gli anziani ricordano e raccontano di cunicoli segreti, di grotte di eremiti, di riti e processioni nel giorno dell’Assunta. Siamo in una di quelle terre ricca di microstorie che vanno dalla magia alle maestranze dell’arte carbonare e figula con produzione di gozze da portare ai mercati vicini. Qui la bontà dell’uva zibibbo, liveja e vinciguerra è ancora segnata da qualche tralcio di vite imprigionato da rovi che ormai hanno presso il sopravvento. La motta di Montesanto appartenne a Don Rodrigo Gomez de Silva Principe di Eboli e Conte di Mileto. Leggende di tesori che verranno rivelati dalla Vergine dell’Assunta riecheggiano ancora tra alcuni contadini che non hanno mai, nonostante tutto abbandonato questo territorio oggi facente parte del comune di Maierato come il signor Vincenzo Curigliano che, in questo saggio, è stato la nostra guida per arriva sull’antico promontorio a forma conica che appare come la visione dei cerchi danteschi. Qui tutto aspetta di essere interrogato per meglio comprendere chi viveva, come lavorava, con chi commerciava, chi era il signore della contea e Vincenzo indicandoci luoghi e antichi spazi ci fa notare persino i muri dell’antico municipio e ci indica con il legno della sua scure le terre ancora oggi di proprietà dei nobili di Monterosso, altri di Vallelonga ed altri ancora di San Nicola di Crissa. Uno spazio diremmo oggi melting pot che ha ospitato culture multiple e che, nel tempo, a causa dei terremoti, specialmente quello del 1659 e del 1783, la gente fuggi verso il pianoro dove imponente sorgeva il Convento dei Carmelitani da dove si diffuse il culto in tutta la Calabria, e qui ricostruire la Montesanto nuova. È un po’ quel rivedere le sorti dell’antica Castelmonardo i cui abitanti trasferitosi sul Piano della Gorna fondarono la nobile Filadelfia. Un nutrito repertorio fotografico impreziosisce l’opera dell’antropologo Pino Cinquegrana che, in diverse spedizioni con Vincenzo Curigliano ha osservato, studiato sul posto, ipotizzato e confrontato con latri luoghi abbandonati questo spazio che se adeguatamente rivalutato saprebbe dare risposte naturalistici di grande respiro rilanciando il territorio verso nuovi orizzonti turistico-ambientali. Secondo la tradizione locale, il legame tra Montesanto nuovo e Montesanto vecchio è segnato da una galleria segreta che unisce le due terre ovvero dal querceto di Montesanto nuovo con l’uscita sotto il gigantesco olmo di Montesanto vecchio ed è qui che la Vergine dell’Assunta indicò in sogno, ad alcuni contadini del luogo, dove fossero nascosti antichi tesori…e la ricerca continua!