I grandi calabresi si sono fatti valere nel mondo ieri come oggi. Non tutti sanno che il manuale geologico nasce proprio in Calabria e più precisamente nella provincia di vibo Valentia, per opera di Giuseppe Melograni. Anche lui come Antonio Jerocades è nato a Parghelia, il 29 luglio 1750 e morì a pochi chilometri di distanza dalla città natale, a Zambrone. Melograni è stato uno scienziato, naturalista e mineralogista molto conosciuto nel Regno di Napoli.

Figlio di Michele Melograni e di Olimpia Costanzo, fin dalla sua infanzia i genitori decisero di farlo studiare nel Vescovile Seminario di Tropea, come spesso capitava in quell’epoca. Qui imparò le lettere umane, la filosofia, la teologia e si denota fin da piccolo il talento e il buon costume.
Dopo aver preso il sacerdozio, sollecitato passa alla capitale del regno, Napoli dove iniziò a studiare all’università il diritto civile e canonico. Infine si applicò solo allo studio delle scienze mediche e naturali.

Nel 1789 il governo napoletano lo volle per un viaggio di studi e di aggiornamento in Germania, Francia e Inghilterra. Con lui ci sono: Giovanni Faicchio, Carmine Antonio Lippi, Vincenzo Raimondini, Andrea Savaresi e Matteo Tondi. Scopo del viaggio, conoscere le ultime tecniche estrattive, le ultime scoperte sui minerali, tecniche effusive e avvicinarsi sempre più al mondo della metallurgia a livello industriale. Durante il viaggio i sei studiarono le scienze mineralogiche, la fisica, la chimica e le scienze forestali. Nel 1797 alla fine del viaggio rientrò in patria e per ordine del re, fu inviato in Calabria assieme ai suoi colleghi, per riorganizzare la Fabbrica d’armi di Mongiana, la Ferdinandea e la ferriera di Stilo.

Melograni e Vincenzo Raimondini furono insegnanti di mineralogia all’Università di Napoli. Nel 1801 venne incaricato da Ferdinando IV di Borbone di ordinare le collezioni acquistate di recente dal sovrano nel nuovo Real Museo di Mineralogia, egli separò le collezioni in una parte di orittologia, dedicata ai fossili, ed una di geologia, comprendente una ricca collezione di minerali.

Nel 1809 circa pubblicò il suo trattato sulla geologia. Negli anni a seguire scrisse diverse memorie e le arricchirà di anno in anno. Diventa così ispettore di acque e foreste, pubblica diversi manoscritti sulla graffite di Olivadi, sulle saline delle Calabria e sul comportamento dei vulcani con dovizia di particolari geologici. Morì nella vicina Zambrone il 21 dicembre 1827.

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