Appuntamento sabato 18 Gennaio alle ore 17:00 nella “Galleria Bianco Contemporaneo”, in via Reno 18/a Roma per la mostra antologica di Piero Pompili a cura dei galleristi Rossella Alessandrucci e Antonio Martini dal titolo “Uomini e no”. Martini, figlio di Calabria della città di Aprigliano in provincia di Cosenza, la mamma di Antonio di cognome Gallucci, era della famiglia degli illustri poeti e letterati che hanno segnato la storia di Aprigliano e della città di Cosenza  -galleristi per passione, intendono consolidare così il lungo feeling per l’arte, rinnovando ancora la loro iniziativa culturale in favore della bellezza e della creatività, concedendo anche a noi questo appuntamento singolare, dove poter riflettere innanzi all’Hasselblad del talentuoso fotografo romano Piero Pompili. Non tanti scatti, ma tutto rigorosamente in bianco e nero; in mostra scene e personaggi di un mondo solo apparentemente scomparso, “periferie e superstiti” di un universo di uomini e situazioni che sono appartenute ad Arturo e Cesare Zavattini e Franco Pinna, a Renato Corsini, Gianni Berengo Gardin, Mauro D’Agati, Davide Ferrario, Rosi Giua e Uliano Lucas, ma anche alla visione e alla letteratura di don Primo Mazzolari, ai giovani e alle speranze della scuola di Barbiana, ai ragazzi del pallonetto di Marotta, agli estromessi di Pier Paolo Pasolini e di Danilo Dolci. Rossella e Antonio, questa volta, nell’invitare il piccolo drappello di amanti dell’arte, si sono presi davvero cura della nostra felicità, rendendo godibile e unico ogni momento che potevamo trascorrere sotto il loro tetto, E’ così che i galleristi, nel mentre cercano di aiutare gli artisti a mettere bene in scena le opere – alla maniera di Anselm Grün – consolidano, alimentano e fortificano il loro rapporto di coppia che, giorno per giorno, si fa agevole cammino per le strade del terreno insidioso dove s’inerpica vita;  proprio al lato di opere piene di fascino, dentro a quel mondo visionario di artisti capaci e veri. Artisti che curano maniacalmente ogni dettaglio, creativi che si prendono cura di tutte quelle piccole cose apparentemente insignificanti che, invece, diventano humus fertile, le sostanze più ricercate dall’anima, le vitamine che rinvigoriscono e impreziosiscono la vita. L’arte, abbracciata così, è veramente nutrimento, cura, spiritualità, desiderio manifesto di comunicazione profonda, ebollizione e pathos, apertura e accoglienza del mondo e, allo stesso tempo, balsamo, unguento per le delusioni e le ferite e per tutte le inattese sconfitte. Dicevamo, appena al riparo dai rigori del freddo di dicembre, appena varcata la soglia di casa Martini, ci ritroviamo d’improvviso catapultati in un mondo uniforme tutto di bianco, bianco che è il colore della purezza, colore portatore di pace, il colore che aiuta il cuore a entrare in connessione con la spiritualità e ci permette diliberare la mente e lasciar emergere le profondità e l’inconscio, quell’intimo vero, puro, filtrato da ogni paura e da ogni timore. Sulle porte – come per incantesimo – abbiamo potuto scorgere tracce del volo di farfalle, rosso corallo  con puntini nero fumo di sciami immobili di tante coccinelle e, minuscoli archi iridi di colorati d’arcobaleni, opera decorativa della giovanissima artista bambina, ricchezza umana della famiglia Martini.

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