Dopo la pausa natalizia ritorna la rubrica dedicata agli scrittori Calabresi. Oggi ripartiamo dall’inventore del calendario Gregoriano o solare, Luigi Lilio (Luigi Giglio) che nacque nel 1510 a Psycròn, oggi Cirò. I dati biografici di Luigi Lilio sono incerti perché i registri anagrafici dell’archivio comunale di Cirò risalgono al 1809, mentre quelli parrocchiali, che sono i più antichi, risalgono al Seicento.
Luigi Lilio ebbe almeno un fratello, Antonio, con cui condivise l’interesse per gli studi scientifici. Sono poche le vicende note della sua esistenza, tanto che in passato ne è stata persino messa in dubbio l’origine calabrese. A dissipare ogni dubbio riguardante il fatto che Cirò dette i natali a Luigi Lilio, è sufficiente leggere quanto scrisse nel 1603 il gesuita tedesco Cristoforo Clavio, matematico e membro della commissione istituita da Gregorio XIII per studiare la riforma del calendario: “E magari fosse ancora vivo Aloysius Lilius Hypsichronaeus uomo più che degno di immortalità, che fu il principale autore di una correzione tanto valida e risplendette sugli altri grazie alle cose da lui scoperte.”
Hypsichronaeus citato da Clavio significa da Cirò o cirotano, perché Hypsichròn nel 1500 era il nome da cui è derivata la parola Cirò: Ypsicròn, Psicrò, Psigrò, Zigrò, Zirò, Cirò.
Altra prova inconfutabile che Ciro dette i natali a Lilio è fornita dall’umanista Gian Teseo Casoppero nella lettera che nel 1535 scrive all’amico Girolamo Tigano in cui indica tra le famiglie primarie di Cirò la famiglia Giglio e, ancora, in un’altra lettera che invia allo stesso Luigi Lilio nella quale lo prega di porgere un saluto ai compaesani che dimoravano in Napoli.
Secondo la tradizione Lilio ricevette a Cirò una solida educazione umanistica da Casoppero, ma molto probabilmente iniziò gli studi sotto la guida dello zio materno di Casoppero, il decano Antonio Spoletino. Solo supposizioni possono essere fatte per gli anni della prima gioventù, poiché le uniche notizie certe risalgono agli anni Trenta del XVI secolo. Dalla lettera sopra citata, datata 28 gennaio 1532, a lui indirizzata da Gian Teseo Casoppero, si apprende che Lilio non era più in Calabria, ma a Napoli, dove stava conducendo degli studi superiori di medicina, dato che Juan Salon, nel suo De Romani calendarii nova emendatione, ac Paschalis solennitatis reductione del 1576, lo qualifica come medico, oltre che come matematico.
Nella Città partenopea era al servizio dei Carafa, non essendo sufficienti le sostanze paterne per sostenersi agli studi. Appresa la notizia, Casoppero, che evidentemente aveva avuto modo di apprezzarne le precoci doti scientifiche, gli inviò una lettera nella quale, con tono garbato ma deciso, ammonisce Lilio e gli consiglia di dedicarsi solo agli studi. La lettera, datata Psycrò, V Kalendas februarii MDXXXII, rappresenta uno dei due soli documenti che attestano l’esistenza in vita di Luigi Lilio
Conseguita la laurea in medicina, Luigi Lilio si trasferisce a Roma dove, con l’esperienza scientifica maturata a Napoli, concepì e maturò la riforma del calendario. In mancanza di documenti certi non sappiamo nulla della vita di Lilio a Roma, al contrario, sulla base di un’inoppugnabile fonte documentaria, sappiamo che Lilio nel 1552 si trovava a Perugia.[8] Sebbene nessun atto dell’Università di Perugia dimostri che Lilio sia stato docente in quello Studio, una lettera autografa datata 25 settembre 1552 e indirizzata dal cardinale Marcello Cervini a Guglielmo Sirleto, attesta che in quel periodo “messer Aluigi Gigli” era lettore di medicina presso lo Studio perugino. Con l’intento di assicurare a Lilio un aumento di stipendio, che sarebbe stato concesso ai migliori lettori dello Studio perugino, il cardinale Marcello Cervini pregava Guglielmo Sirleto di intervenire personalmente presso il cardinale Girolamo Dandini, potente esponente della Chiesa.
Il primo a dare notizie di questa lettera, e a indicare il posto dove poteva essere trovata, è il tedesco Josef Schmid, autore di una pubblicazione fondamentale sulla riforma. Ma come riferisce lo studioso August Ziggelaar, la lettera non esisteva nel luogo indicato: “He taught medicine at The University of Perugia in 1552 according to Schmid, who refers to Bib.Vat., Cod. Vat. Lat., 6179, 25, but I did not find this at the indicate place”.
Le due lettere riportate, quella firmata da Giano Teseo Casoppero e quest’ultima da Marcello Cervini, sono gli unici documenti che riportano notizie certe sulla vita dello scienziato cirotano. In assenza di queste due lettere si potrebbe persino affermare che Lilio non sia mai esistito se non nell’immaginazione di suo fratello Antonio. Anche gli ultimi anni della vita di Luigi Lilio sono un mistero.
Nel 1582, con la bolla papale “Inter gravissimas”, il pontefice Gregorio XIII sancì la nascita e l’utilizzo del calendario tuttora in voga della maggior parte dei paesi del mondo
Si tratta di un calendario solare, basato sul ciclo delle stagioni. L’anno si compone di 12 mesi di durate diverse (da 28 a 31 giorni), per un totale di 365 o 366 giorni. Gli anni di 366 giorni sono detti bisestili: è bisestile un anno ogni quattro, con alcune eccezioni come il 2200 che non sarà bisestile mentre saranno bisestili gli anni 2400 e 2800.
In quanto allo spostamento dell’equinozio di primavera dovuto al calendario giuliano, Lilio, propose di eliminare dieci giorni; Fu il gesuita tedesco Cristoforo Clavio che sulla base delle proposte di Lilio, suggerì di passare dal 4 al 15 ottobre 1582.
Anche la sua morte e’ avvolta nel mistero, sappiamo soltanto che morì, in data imprecisata, prima dell’attuazione della riforma, lasciando al fratello Antonio la cura di divulgare il suo lavoro. In assenza di dati certi molti studiosi concordano nell’affermare che la morte lo colse a Roma nel 1576. Si può, invece, ipotizzare con buone probabilità che la morte lo colse prima del 1574, anno in cui sembra già essere scomparso. Infatti, è nel 1574 che Alessandro Piccolomini ebbe modo di farsi illustrare l’ipotesi di riforma non da Luigi, ma da Antonio.
Il cratere Lilius sulla Luna prende il suo nome.