Il Monastero di Calabro Maria di Altilia, frazione di Santa Severina (KR), fu in origine italo-greco, basiliano. Quando fu abbandonato dai Basiliani, il vescovo di Cerenzia (KR), Policronio, provvide alla sua riedificazione verso la fine dell’XI secolo (1099).
La sua nuova regola fu dei Cistercensi, da poco tempo (1098) nata in Francia ad opera di Bernardo di Clairvaux. Gran parte delle attività dei monaci furono espletate in Sila dove furono create due importanti grange: una in località Pollitrea del tenimento del Sanduka (comune di Cotronei) e l’altra, Casa Pasquale, sempre nel tenimento del Sanduka. Oltre ai terreni per le grange donati ai monaci dai normanni, avevano come beni anche le saline del Neto. Nel 1211 papa Innocenzo III attribuisce il Monastero di Calabro Maria all’abbazia florense.
Nel 1570 l’accorpamento vien meno e i Florensi cessarono la loro tutela sui Cistercensi ed il monastero riprese da solo il cammino. Tra la fine del Cinquecento e gli esordi del Seicento abati commendatari del Monastero furono i Barracco. A Tiberio Barracco si deve la conservazione dei documenti d’archivio antichi di Calabro Maria, fatti trascrivere nel 1581 presso pubblico notaio: una copia del manoscritto è custodita presso l’Archivio storico di Napoli.
Ciò che restava del complesso di Calabro Maria fu trasformato in palazzo baronale della famiglia Barracco all’inizio del XIX secolo. Oggi è in parte di proprietà comunale ed in parte occupato da abitazioni private. La presenza delle torri denota la sua fortificazione.
Le informazioni dell’album sono tratte dal libro del prof. Francesco Cosco, “Le orme del Monachesimo nel territorio del Parco Nazionale della Sila”, e in piccola parte da Wikipedia.
Le foto del Palazzo Barracco (ex Monastero di Calabro Maria) di Altilia sono mie, le due foto delle grange sono tratte dal libro di Francesco Cosco appena citato.