Dall’attuale elenco dei Comuni della provincia di Cosenza, Carpanzano risulta essere il paese più piccolo, con circa 251 residenti, una superficie di 14,32 kmq, una densità di 17,5 kmq e 133 famiglie. Di tutti i Comuni della Calabria, è il secondo più piccolo dopo Staiti (RC). Si trova a 600 m. s.l.m.
Siamo giunti a Carpanzano una domenica uggiosa di gennaio e arrivati nella piazza del Santuario della Madonna delle Grazie, abbiamo incontrato un gentile signore di nome Luigi Amato. Alla nostra richiesta di voler vedere le chiese del paese, il museo ed il mantello di Carlo V (a breve vi racconto la storia), egli si è subito premurato a rintracciare le persone del posto con le relative chiavi per poter accedere ai beni che volevamo tanto visitare. Fu così che una signora, molto cordiale, che abita in prossimità del santuario, ci ha aperto quella porta dallo stile gotico, dopo aver varcato la soglia del porticato rinascimentale in cima alla lunga scalinata, così siamo entrati nel santuario.
Le origini di Carpanzano risalgono probabilmente alla fine del X secolo, quando Cosenza fu invasa dalle incursioni saracene. Secondo altri, fu abitato anche prima e la popolazione incrementò dopo l’arrivo dei saraceni. C’è chi sostiene che Carpanzano, andando indietro nel tempo, facesse parte della Confederazione Bruzia. Inizialmente Carpanzano era costituito da più contrade e si chiamava Carpente e successivamente Carpadoro. Dopo il terremoto del 1638 venne ricostruito con il nome di Carpansano, poi Carpanzano. Secondo Vincenzo Padula (Acri 1819 – 1893), presbitero, letterato, giornalista e patriota italiano, il nome Carpanzano deriverebbe dall’ebraico “Kap-har-Hazan” che significa “cavità del monte fumante”, in quanto il paese sorgerebbe sul cratere di un vulcano spento. Il Padula, inoltre, sosteneva che l’origine di Carpanzano fosse ebraica. Secondo altri, il nome del paese potrebbe derivare dal nome proprio di qualche abitante importante in passato, quale “Carpentius” o “Carapantius”. Pare che la prima famiglia feudataria fu quella dei Baroni Di Grazia, nel ‘400. Molti palazzi nobiliari esistono ancora, appartenenti o che appartenevano a famiglie benestanti quali Anania, Aragona, Bilotti, Cortese, Mantovani, Mirabelli, Padovani, ecc.
A farci da bravi ciceroni non sono stati soltanto la gentile signora ed il generoso sig. Amato, ma anche l’Assessore alla Cultura di Carpanzano, il sig. Lillo Sciarratta.
Il Santuario della Madonna delle Grazie o dell’Annunziata fu costruito tra il 1300 – 1400, con rifacimenti nel ‘500 e nel ‘700. Dove oggi sorge la cappella della Madonna delle Grazie (del 1700), esisteva un roveto e si narra del ritrovamento dell’icona, attualmente custodita in questa cappella, da parte di un frate proprio presso il roveto. L’immagine della Madonna riprodotta nel dipinto è quella “Odighitria”, tipica figura bizantina, tema dei dipinti dell’evangelista S. Luca, dal termine “odigos” significa “Colei che guida”, la Madonna che indica con la mano Gesù, in braccio a lei, e Lui benedice con una mano, mentre regge nell’altra il rotolo delle leggi divine. Secondi alcuni, l’immagine fu portata da Monsignor Bonaventura, originario di Carpanzano e Padre Provinciale Conventuale, verso la fine del ‘500 o inizio del ‘600. All’ingresso del santuario, preceduto dal portico in tufo del 1500, oltre ai dipinti ed al bellissimo portale ogivale con porta in legno del ‘500, c’è una lastra con un’incisione in latino che asserisce il passaggio di Carlo V d’Asburgo di ritorno dalla vittoriosa campagna di Tunisi, il 7 novembre 1535. In ricordo di questa visita, egli lasciò agli abitanti il suo mantello, oggi custodito nel municipio (ex Palazzo Aragona). Si tratta di un bellissimo mantello color turchese con decori floreali e la riproduzione di edifici dai tratti arabeggianti. Non tutti concordano nel datarlo a quell’epoca, ritenendolo piuttosto di fattura veneziana del 1700. Altri ancora lo considerano di fattura lionese. Tuttavia, la raffigurazione di palazzi di architettura islamica sul mantello potrebbe avvalorare la tesi che il mantello provenga proprio dalla Tunisia. Da vedere all’interno del santuario c’è l’acquasantiera marmorea del 1563. La Madonna delle Grazie divenne protettrice di Carpanzano nel 1903.
Continuando il nostro percorso lungo le vie ed i vicoli ben conservati, siamo stati accompagnati dai signori Amato e Sciarratta in altre tre chiese e a vedere i palazzi nobiliari.
La chiesa matrice è intitolata a San Felice. Risale tra il 1648 – 1660. E’ evidente la testimonianza degli scalpellini locali sui portali d’ingresso. Voglio ricordare che Carpanzano dista 11 km da Rogliano, rinomato per i suoi scalpellini. Da vedere all’interno le acquasantiere ed il battistero in marmo verde ed i candelabri.
La Chiesa dei Cappuccini o di Sant’Antonio risale pure al ‘600. Apparteneva ad un convento francescano del ordine dei Frati Minori. Conserva all’interno una meravigliosa pala d’altare del ‘700 e conserva l’ossario sotto il pavimento.
L’ex Chiesa di San Pietro è oggi un museo di arte sacra e di elementi di vita contadina e quotidiana.
Prima di salutare il sig. Amato, abbiamo visto la sua numerosa e preziosa collezione di fotografie scattate da lui nel corso degli anni. Ringraziamo di cuore i nostri accompagnatori esperti ed ospitali!