Si è conclusa lo scorso aprile al Beirut Art Center l’esposizione che l’Istituto Italiano di Cultura di Beirut ha dedicato al fotografo Gabriele Basilico (Milano, 1944-2013), dal titolo “Le città e le loro storie. Gabriele Basilico, 1978-2012”.
Gabriele Basilico è uno dei fotografi italiani più noti a livello internazionale: le sue opere sono presenti nelle collezioni di musei in tutto il mondo e a oggi oltre 120 libri e cataloghi sono stati pubblicati sul suo lavoro. Dopo la laurea in Architettura, conseguita nel 1973, Basilico ha iniziato a guardare, in maniera sempre più analitica, al paesaggio industriale e alle aree urbane, registrandone le mutazioni che hanno segnato il passare del tempo e contraddistinto l’inarrestabile processo di antropizzazione dei luoghi e, in particolare, delle città.
L’esposizione ha ripercorso la carriera artistica del fotografo partendo da “Milano. Ritratti di fabbriche” (realizzato a partire dal 1978 e poi esposto al Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano nel 1983) e dalla missione fotografica coordinata dalla DATAR (Délégation à l’Aménagement et à l’Action Régionale) su incarico del governo francese (con alcuni dei suoi scatti più famosi, come “Le Tréport – Mers les Bains” e “Ault”, entrambe del 1985), alle immagini sui porti europei (“Porti di mare” vince a Parigi il “Prix Mois de la Photo” nel 1990), fino alle campagne del 2007 di Mosca e di San Francisco, dove viene invitato dal MoMA a fotografare la Silicon Valley.
Di particolare interesse il capitolo sulla città di Beirut, visitata da Basilico quattro volte tra il 1991 e il 2011. La prima volta, invitato dalla Fondazione Hariri con Josef Koudelka, Raymond Depardon, Robert Frank, René Burri e Fouad Elkoury, a un anno di distanza dalla fine della guerra civile, Gabriele Basilico trova di fronte a sé una città distrutta, quasi annientata. Il fotografo ne registra le ferite, realizzando alcune fra le sue più celebri immagini, nelle quali emerge proprio quell’approccio lucido, rispettoso ed equo che sembra la sintesi del suo pensiero.
Basilico ritorna a Beirut nel 2003, nel 2008 e ancora nel 2011 per una nuova missione fotografica, coordinata da Fouad Elkoury con Robert Polidori e Klavdij Sluban, trovando una città nuova, in buona parte ricostruita, di cui offre una lettura allineata alle ricerche svolte e agli incarichi ricevuti nei vent’anni precedenti.