Grandi uomini, da sempre ha sfoggiato la Calabria, persino nella terra dei filosofi e con i grandi che ancora oggi sono studiati. Nella nostra rubrica, oggi andremo a parlare di Filippo di Medma, noto per essere stato tra i discepoli di Socrate e segretario personale di Platone. Nato nel IV secolo a.C. nell’antica colonia di Medma, l’odierna Rosarno. Fu proprio Filippo a curare le opere postumeː
Alcuni studiosi sostengono che Filippo abbia trascritto le Leggi di Platone su tavolette di legno ricoperte di cera, altri sostengono che l’Epinomide sia una sua opera.
Filippo eseguì una serie di studi ed esperimenti sul moto delle stelle, che gli valse attestazioni di stima provenienti da ogni parte del mondo antico. Alessandro Afrodiseo, nel suo commento alle Meteore di Aristotele, discorrendo sui colori dell’iride, cita gli studi e le argomentazioni fornite da Filippo il Medmeo.
Lo stesso Alessandro, nel confermare che Filippo fu discepolo prediletto di Platone, narra di un viaggio che i due fecero insieme in Magna Grecia tra il 367 ed il 361 a.C. in visita alle scuole pitagoriche, nate numerose una volta terminato il periodo del terrore e della persecuzione. L’opera più importante di Filippo di Medma, nonchè culmine delle sue ricerche scientifiche, fu quella intorno ai venti, in cui mescolava le conoscenze acquisite di astronomia e fisica.
La maggior parte degli storici antichi e moderni, sono concordi nel riconoscere l’importanza che i suoi studi ebbero sulla formazione scientifica di grandi scienziati dell’antichità, come Tolomeo, Ipparco e Gemino Rodio, i quali, pur senza citarlo, partirono nelle loro analisi proprio dai principi enunciati da Filippo di Medma.

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