Primogenito di sei figli, Corrado Alvaro nato a San Luca di Reggio Calabria il 15 aprile del 1895 è stato un importante scrittore, giornalista e poeta italiano, noto per la sua capacità di raccontare in modo realistico e profondo la vita del Meridione d’Italia, in particolare della sua terra natale, la Calabria. Figlio di un maestro elementare, studiò prima a Jesi, poi all’Università di Milano e di Roma. Partecipò alla Prima Guerra Mondiale come ufficiale, esperienza che lo segnò profondamente e influenzò parte della sua opera. Termina gli studi liceali a Catanzaro nel 1913 e due anni dopo arriva la chiamata alle armi. Sul fronte viene ferito, nei pressi di San Michele del Carso. 

Giornalista e poeta, le sue prime liriche saranno pubblicate su varie riviste già nel 1914. Una selezione di queste poesie, nel 1917, confluirà nel volume Poesie grigioverdi,  che verrà pubblicato con il dichiarato intento di raccontare in versi quello che furono la tristezza, la malinconia e lo smarrimento del soldato calabrese in partenza per la guerra:

Tutti quelli che volevano amare

sono partiti nella dura guerra,

giacciono più di tre metri sotto terra

e per non piangere

me li scorderò.

Come farai ad imbracciare un fucile

Forte e tremendo

che a spararlo temi?

Chi ti darà forza di dover morire

i tuoi compagni a non avere pietà?

A ridere della forza di partire

lo vedrai quanto poco ci vorrà.

Già dal 1916, anno in cui fu ferito, da Roma, quale corrispondente scriverà su Il Resto del Carlino  e il Corriere della Sera.

Nell’aprile del 1918, si sposa con Laura Babini, scrittrice e traduttrice conosciuta durante la guerra. Nel 1920, si laurea in lettere. Tra il 1921 e il 1922, soggiorna a Parigi. Tornato a Roma chiamato da Giovanni Amendola per collaborare con l’appena nato quotidiano Il Mondo destiana a diventare uno dei punti di riferimento più autorevole dell’antifascismo italiano. Sul quotidiano romano pubblica, tra l’altro, alcune traduzioni di brani della Recherche  di Proust. 

Nel 1928, sulle spinte delle crescenti intimidazioni fasciste, culminate con l’aggressione ad Amendola (luglio 1925 e proprio per tale atto scellerato, il deputato morirà nell’aprile del 1926). Lasciato Il Mondo, si trasferirà a Berlino  dove conosce e frequenta Luigi Pirandello. Toranato a Roma , nel 1930 pubblica due scritti ritenuti pilastri dell’identità alvariana: Gente di Aspromonte (un romanzo che denuncia le condizioni di miseria e di sfruttamento dei contadini calabresi. Lo stile è sobrio, lirico, ma anche crudo, vicino al verismo. Centrale è il tema dell’oppressione e dell’ingiustizia sociale)  e Vent’anni  che insieme al romanzo L’uomo nel labirinto  del 1926, si propone come figura di statura europea nel firmamento letterario  del ventesimo secolo. Nel 1951 vinse il Premio Strega con il romanzo Quasi una vita (un’opera matura, ricca di riflessioni esistenziali e morali, in cui si avverte la piena consapevolezza dello scrittore nei confronti della vita, del tempo e della società). Fu anche direttore del Teatro di Roma.

Alvaro muore, vegliato fino all’ultimo respiro da Cristina Campo, nella sua casa di Roma l’11 giugno 1956, sepolto nel cimitero di Vallerano (provincia di Viterbo), un suggestivo paesino sui monti Cimini, dove aveva comprato una piccola casa di campagna, venduta poi dalla famiglia a Libero Bigiaretti.

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