di Pino Cinquegrana – Antropologo
Secondo lo studioso Antonio Marvasi (2013), il termine “Scrisi” deriva dalla voce greca “krino” che significa “separare” indicando il procedimento della “krisis”, ovvero la separazione della granella del frumento dalla paglia e dalla pula” forma antica, che Mons. Onofrio Brindisi … traduceva “grano”.
Per altri ricercatori e postatori del web si tratta di una forma corrotta di “Crissa”, ovvero l’antico sito fondato dal focese Crisso, la cui parentela lo lega al costruttore del cavallo di Troia. I Focesi, scrivono Barrio, Marafioti e Fiore, dopo le ceneri di Troia, da contrari venti e da tempeste furono spinti per di là dal fiume Angitola. Quivi una colonia, sotto la guida di Crisso, fratello di Panopeo, Principe Focese, fondò la città Crissa vedi Barrio (lib. 2 f. 139), Marafioti (lib. 2 cap. 23) e Fiore (lib. 1 pag. 2 cap. 2) e il Boudrand (tom. I fai. 60). Crissa o Krissa da Κρίσσα o Crisa o Krisa da Κρῖσα, era una città dell’antica Focide considerata come una delle più antiche città della Grecia, situata nell’entroterra poco a sud ovest di Delfi, a sud di uno sperone sporgente monte Parnaso. Il luogo è menzionato nel Catalogo delle navi nel Iliade come il “divino Crissa” (Κρῖσα ζαθέη).
Nell’inno omerico ad Apollo, Crissa appare come un luogo potente, possiede, come suo territorio, la ricca pianura che si estende fino al mare, e anche il santuario annesso di Pytho. Il nome di Crissa è usato come sinonimo di Delphi: “Crissa”. Dictionary of Greek and Roman Geography . London, 1857.
Comunque sia, di sicuro questo pianoro, detto degli “Scrisi”, da sempre fu definito dai ministeri dell’agricoltura “il granaio del vibonese” … e questo è un fatto! qui si coltiva il tipo “rosia”, che cresce in pochissime altre parte della Calabria. Da quanto si legge nelle delibere comunali dell’Ottocento e primo Novecento, sul sito si è dovuto intervenire più volte per fare ritornare l’acqua utile agli agricoltori e per dissetare gli animali… e questo è un secondo fatto!…non mancano ricercatori calabresi come Giusi Masi (2007) che traduce “Scrisi” con il significare “ortiche”… Traduzioni, storie più o meno veritiere, di fatto è che il 9 giugno del 1750, passando di là, rientrando da Roccangitola, lungo il tracciato della via Popilia, il vicario vescovile (come si legge nelle carte dell’AVM) questi visitò IL SACELLO votivo (il sacello, in epoca romana era adibito ai riti di culto degli imperatori, curati dai sacerdoti augustali: Templum augusti quod est augustalium) con tanto di Cancello e inginocchiatoio sotto il titolo di SANCTA MARIA AD NIVES ben ornato e provvisto di sacri arredi e delle suppellettili….e questo è un altro fatto ….importante! tre nicchie interne: una centrale resa in modo rilevante quasi a designare l’importanza primaria e due laterali accompagnano il quadro scenico identitario di qualcosa di sacro. In alto un rettangolo presenta una sorta di lettura votiva di cui ormai le intemperie e la non curanza dell’uomo quando addirittura la vandalizzazione hanno cancellato il “messaggio” scritto forse frasario votivo. l’aspetto artistico e architettonico richiama quello del castello dei Gagliardi che probabilmente fece costruire a devozione alla Vergine della Neve lungo la via Popilia, che divide il territorio di Maierato da quello di Pizzo Calabro. I Gagliardi godettero della nobiltà di Napoli dove forte è il culto verso la Vergine della Neve e probabilmente questo sacello sacro altro non è che il legame devozionale tra la nobile famiglia e la tradizione napoletana.