Il turismo è il campo di azione ideale per conseguire uno sviluppo locale delle aree del Parco e dei centri storici, nonché del patrimonio naturale e culturale che vi è contenuto.
L’approccio metodologico che proponiamo per lo studio di fattibilità in relazione al turismo prevede di adottare come modello di riferimento lo sviluppo sostenibile.
Applicato al turismo, esso significa:
• che nelle formulazioni delle iniziative si terrà conto in maniera esplicita “delle valutazioni di impatto sulle risorse ambientali “
• che le azioni proposte si propongono senza indugio di evitare la abituale dissociazione tra sviluppo economico e conservazione/valorizzazione dell’ambiente (naturale e costruito),
• che i piani di fattibilità finanziaria mirano a guidare la riconciliazione tra utilità propugnata dagli investitori (pubblici e privati) con la stabilità e l’equilibrio del sistema, e la sua capacità di rigenerare nel tempo l’insieme di “prodotti “che ne identificano la capacità di competere sul mercato.
Con questo approccio, si tenta di rimuovere l’incapacità di distinguere fra rendita e capitale, proprio là dove questa distinzione è più importante, soprattutto nelle aree protette: in riferimento cioè al “capitale insostituibile che l’uomo non ha prodotto ma semplicemente trovato e senza cui nulla può fare e che costituisce un tipo di beni capitali non rimpiazzabili” .
E il Parco del Pollino è, con assoluta certezza, uno dei tesori ambientali più significativi d’Italia.
IL Libro Verde sul turismo
IL Libro Verde sul turismo dell’ Unione Europea, al titolo III lo proponeva già molti anni fa senza indugio: “Il turismo è un settore importante per la realizzazione dello sviluppo sostenibile “ . E ancor più lo propone oggi con il ben noto PNRR, che ha l’economia ambientale e sostenibile come uno dei pilastri più importanti e più ricchi di fondi e contributi.
Una valorizzazione del Parco del Pollino non è una questione di pubblicità, di eventi, cerimonie, sagre e balli, come purtroppo talvolta si pensa e si limita a organizzare, credendo di essere brillanti. In realtà il Parco del Pollino è da considerare come un capitale o un fondo “sovrano” della Calabria, capace di irradiare sviluppo capillare e solido con strategie molto più profonde e intelligenti. E soprattutto con l’atteggiamento di chi lo considera un fondo di investimento proprio e delle proprie comunità, non come una medaglia da mettere sul petto.
In altre parole: come se fosse il proprio giardino di casa e chi lo possiede lo cura con attenzione e i suoi guardiani lo proteggono da chi lo usa in modo negativo, sanano le sue ferite, tagliano gli alberi malati, piantano nuovi alberi, proprio come ci chiede il PNRR,
Infatti, nel cronoprogramma del PNRR, due traguardi intermedi scandiscono l’obiettivo generale di piantare almeno 6,6 milioni di nuovi alberi entro il 2024 e per la fine del 2022 prevede che siano piantati un milione e 650 mila alberi.
Il Comune di Milano ha annunciato che pianterà 3 milioni di alberi in 5 anni.
La Regione Emilia-Romagna ne sta mettendo a dimora 4,5 milioni.
A disposizione di questo progetto il PNRR ha messo a disposizione 650 milioni di euro, con il rischio che arrivino prima tutti gli altri e la Calabria non abbia un progetto specifico per il Parco che alberi unici al mondo.
Alla ricerca di un record
Perché la Calabria non si pone alla testa di questo progetto per prima e cerca di raggiungere un record che le darebbe un prestigio e una fama mondiale che vale quanto centinaia di piccole attività promozionali o campagne pubblicitarie costose e inutili, che nella maggior parte dei casi rimangono senza alcun risultato?
Un suggerimento: cominciare con l’immagine del pino loricato, che esiste solo nel Parco del Pollino e approfondire tutti gli elementi di unicità, non imitabilità, originalità: compreso il fatto di aver ospitato una civiltà di altissimo livello, incarnata dalla città di Sibari, che nella Magna Grecia antica era ritenuta la città più bella, suntuosa e vivibile del mondo di allora: al punto che per molto tempo, sia i Romani che i commentatori letterari contemporanei, usavano e usano l’espressione: “vivere come un sibarita”, ossia con uno stile di vita e una qualità di oggetti, arredamenti, abiti e cibo senza paragoni con qualsiasi altra città antica.
La mia esperienza come responsabile del turismo regionale in alcune regioni, compreso quelle del Meridione (ho lavorato per Basilicata, Puglia, Sicilia, Sardegna, Abruzzo) e i miei progetti promozionali in molti paesi europei per oltre vent’anni mi hanno insegnato che vale più essere primi in qualcosa di bello e di attraente che fare da “eterni secondi” nel ring impietoso della concorrenza di un numero infinito di luoghi, siti e parchi in Italia e nel mondo.
E il Parco del Pollino, con tutto quello che l’ambiente e la storia dei dintorni comportano, può essere l’asso vincente della regione.
Il turismo riproduce e rigenera uno scambio di questa scoperta tra cittadini di origine diversa, anche lontani, capaci di fare paragoni e di esercitare preferenze tra ciò che lasciano e ciò che trovano.
I mestieri custodi della bellezza
La crescita dei flussi turistici diviene così un mezzo potente per i leader locali e per gli stessi residenti di apprezzare e amare il loro parco e tutto quello che lo attornia: centri storici e i loro borghi, i loro ambienti e i paesaggi, i mestieri come realtà e come simbolo di qualità di vita, anche se umili, come quello del pastore, del boscaiolo, dell’artigiano, del contadino: sono questi i mestieri che hanno permesso la creazione del bello, dai muretti a secco alle case stupende dell’architettura rurale, ai borghi che, anche se sono spesso abbandonati, conservano memorie del tempo antico e della storia, a tutte le testimonianze della religione, come capitelli, chiese, cattedrali, e perfino l’unico esempio, in Italia, di edilizia rurale con la tecnica costruttiva del pisé (o della terra cruda) si basa sulla realizzazione di mura con terra poco umida (per evitare fessurazioni in fase di essiccazione) compattata con appositi strumenti, di legno smontabili e con l’aggiunta di paglia tritata ed erba secca: tecnica che ho visto con i miei occhi nei dintorni di Tropea.
Crescita dei turismi alternativi
I turismi alternativi stanno acquistando un peso crescente nell’ambito della crescita relativa, come il turismo rurale (che è il tipo di turismo che, in rapporto agli altri, cresce con il ritmo più elevato) e l’ecoturismo, trovano nella nostra destinazione turistica del Parco del Pollino possibilità di incontrare una offerta pienamente coerente con le loro motivazioni.
Per quanto questi turismi non siano, necessariamente, turismi elitari, e talvolta rappresentino un margine di redditività modesto, tuttavia, una specializzazione per “nicchie “va risolta in modo adeguato e tempestivo, sia che si tratti di equiturismo che di turismo sociale, di rafting, di deltaplani, di sport, di ecologia, e perfino di archeologia.
Per il Parco del Pollino dobbiamo puntare anche sui turismi di transito: questo tipo di turismo, anch’esso in crescita significativa, può soddisfare debolmente l’aspirazione al prolungamento della durata media di presenza del turista sul territorio (di solito si intende per turismo di transito un turismo che prevede un pernottamento e più raramente due). E tuttavia, tenendo conto, con una lucida analisi di realtà, che comunque la durata media di permanenza dei turisti è in calo in tutto il mondo, in virtù delle nuove tendenze della vacanza molteplice e della vacanza per “ frammenti “, possiamo prevedere con successo una inversione di tendenza rispetto a questo dato, e investire in strutture nuove e originali di ricettività, come l’albergo diffuso e il borgo-albergo, e in promozione per “ assicurare “ creatività e organicità, continuità, coordinazione globale di tutti i frammenti possibili : feste, manifestazioni, eventi, raduni, escursioni brevi e mirate ecc. per favorire il turismo di transito, soprattutto nella forma di “turismo culturale di rimbalzo “e ottenere egualmente un aumento significativo, anche se più frazionato e molecolare, delle presenze e dei pernottamenti. Un esempio di turismo di rimbalzo è il turismo culturale che ha come obiettivo principale un’opera di grande prestigio, come i bronzi di Riace, ma che, come obiettivo succedaneo, può essere anche il capolavoro ambientale del Pollino.
Un altro segmento molto attuale è la spinta propulsiva al turismo scolastico: i dati inerenti al turismo scolastico sono estremamente favorevoli. Pur essendo relativamente povero come redditività, può essere molto amplificato, soprattutto con la sensibilità sempre più accentuata, nelle nuove generazioni, verso l’ambiente, l’ecologia, i paesaggi che contengono percezioni ancora primigenie, e la presenza di patrimoni culturali particolari. Inoltre, rivolgersi alle nuove generazioni, assicurerebbe una reputazione e una visibilità maggiori in relazione al suo potenziale. È la generazione di Greta Thunberg, che raggiunge ormai molti milioni di persone, soprattutto giovani.
Infine, motore di attrazione per la Calabria è certamente la specificità della gastronomia e dei prodotti tipici: la forza di attrazione dei prodotti tipici consiste nel fatto che sono genuini, e continuano ad esserlo in una realtà nella quale il mercato comincia a percepire il significato delle manipolazioni genetiche e chimiche del cibo e la omologazione dei prodotti industriali di massa. (continua nelle prossime puntate).
Prof. Romano Toppan Docente di Economia del Turismo e della Cultura
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