Confrontandomi con Giuseppe Celsi su alcuni palazzi nobiliari, mi ha riportato alla mente la Torre della Marchesa.
Sono rimasti pochi ruderi e parte della torre di quella che fu la villa, di circa 3100 metri quadri, della marchesa Maria Elia De Seta Pignatelli. I ruderi si trovano nel bosco Callistro di Buturo (CZ), Parco Nazionale della Sila. La marchesa nacque a Firenze nel 1894 ed era figlia dell’ammiraglio Giovanni Emanuele Elia, noto per aver inventato alcune armi subacquee. Trascorse parte dell’infanzia a La Spezia e studiò in collegi in Inghilterra e Germania. Una nobildonna che visse nel periodo delle mobilitazioni contadine, delle Guerre Mondiali. Decise di farsi costruire una villa in un luogo sereno e salutare, dall’aria pura, in Sila dove trascorse molto tempo. Fu una donna molto colta, aveva una collezione di libri, donati da lei stessa alla biblioteca Bruno Chimirri di Catanzaro. Scrisse anche lei un libro/diario sulla Calabria e seguì diversi archeologi nelle loro campagne di scavi, quali Paolo Orsi, Umberto Zanotti Bianco, ecc. Aderì al movimento fascista, intrattenne numerosi salotti culturali. Fu madre di quattro figli, sposa del marchese De Seta e successivamente, rimasta vedova, sposò il principe Pignatelli. Nel 1968 rimase vittima, insieme al marito, di un grave incidente stradale nei pressi di Nicastro o Cosenza. Gabriele D’Annunzio la definì come la Madonna Silana in alcuni suoi versi letterari, il futurista Gino Severini la ritrasse in un suo dipinto. Si dice che la torre fu utilizzata dalla marchesa per la sua passione ornitologica. Salvatore Tozzo specifica che “la torre esisteva già quando lei scese da Firenze. Si chiamava: torre dei due mari. Perché da quella posizione si potevano vedere, prima del rimboschimento, i due mari. In seguito fu chiamata torre della marchesa in suo onore”. La villa fu incendiata nel 1942.