Quando un blocco economico imposto sessant’anni fa chiude le porte alla speranza, il sogno di una vita migliore passa anche attraverso lo sforzo di cambiare il proprio corpo: “Se arrivo a essere un uomo forte/se vinco qualche premio con la mia forza/potrò aprire la mia palestra” recita la voce del testo che accompagna le immagini del reportage di Pino Secchi, realizzato a Camagüey sull’isola di Cuba percorrendo nei quartieri poveri i luoghi dell’allenamento fisico, attrezzati con materiali di recupero: “Con questi ferri vecchi/ inseguiamo i sogni”; anche quello, prosegue la voce narrante, di “cambiare il mio Paese”. Le immagini 17 scatti in bianco e nero, una selezione tra i 43 componenti la serie, raccontano di un sottosviluppo perturbante i valori, che spinge i giovani a cercare riscatto attraverso l’unica cosa in loro possesso: il corpo. Dai primi piani sui personaggi in allenamento e sulle squallide palestre, la carrellata si conclude con un fotomontaggio che congiunge idealmente l’indagine cubana con lo Stadio dei Marmi di Roma: alla sequenza di statue lungo l’emiciclo, esaltanti la pratica sportiva, Secchi aggiunge in primo piano il corpo di un giovane culturista di Camagüey. Da questo luogo divenuto per il fotografo lodigiano meta di viaggi e di esposizioni, e indagato dal suo obiettivo soprattutto negli aspetti sociali, Secchi ha condotto allo Spazio Molino quattro fotografi di spicco, ciascuno rappresentato da sei scatti. Dentro le abitazioni e gli scorci di vita cubani penetrano gli obiettivi realisti, di cronaca sociale, di Bradys Barreras e José Martinez. Daniel Martinez si concentra sulle figure, in ritratti anche posati, e Leonardo Mejias Proenza si rivolge invece a vivi colori alla fotografia naturalistica. Buona visione!!!