Ci sono storie che affascinano la lettura, in particolare di legami tra terre lontane di uomini che sono stati la linfa vitale di un pensiero rivoluzionario. Oggi nell’anniversario di nascita di Josè Martì poeta, pensatore e rivoluzionario cubano raccontiamo il legame con la Calabria e in particolare con San Francesco di Paola. Josè Martì nacque a L’Avana, venerdì 28 gennaio 1853, nella casa posta al numero 41 di calle de Paula, vicino al porto della città, figlio di due spagnoli da poco arrivati a Cuba. La calle comunemente chiamata de Paula è intitolata a San Francesco di Paola e non a caso si trova vicino al porto. Ricordiamo che il Santo Calabrese è tra le altre cose Patrono dei naviganti e a L’Avana le fu dedicata la via principale che va dal centro della città fino al porto. Nelle vicinanze è stata edificata anche una chiesa che porta il suo nome, che con kalabriatv abbiamo visitato nel 2019. (Continua dopo la foto)
Dopo la parentesi della presenza calabrese a L’Avana, torniamo a parlare di Josè Martì, nato in una casetta gialla a due piani proprio vicino la chiesa di San Francesco di Paola. L’infanzia Josè Martì la trascorse tra Valencia, la città del padre, dove imparò a leggere e scrivere, e L’Avana, dove completò la scuola media, con ottimi risultati e persino riconoscimenti pubblici. A tredici anni, contro l’espressa volontà del padre che voleva essere aiutato nel mantenimento della famiglia, entrò nell’Istituto de La Habana, il miglior liceo della città, dove seguì le lezioni di Rafael María de Mendive, che notando le qualità del ragazzo si impegnò a pagarne gli studi. In quegli anni Cuba era divisa su chi chiedeva l’incorporazione alla Spagna come regione federata e chi, invece, valutava i vantaggi che l’economia statunitense avrebbe potuto irradiare, chiedeva apertamente un’annessione agli Stati Uniti d’America, appena usciti dalla guerra civile che aveva pesantemente messo in pericolo la loro unità. Mendive, invece, agli studenti spiega che l’unica soluzione efficace per l’isola è l’indipendenza e, quando nel 1868 scoppia una rivolta nelle regioni orientali, su una cartina appesa alla lavagna mostra i movimenti degli insorti. Martí, che non ha ancora compiuto sedici anni, reagisce in maniera entusiasta, stampando in casa di un amico un giornale in cui loda il coraggio di chi cerca di ridare dignità al vilipeso popolo cubano. Arrestato, condannato a sei anni di carcere e infine esiliato in Spagna, Martí arrivò a Madrid, e vi rimase per quattro anni, laureandosi in Lettere e in Giurisprudenza. Riuscì a far pubblicare anche due scritti, in cui espone la drammaticità della situazione a Cuba, chiedendo di applicarvi i principi di democrazia e libertà che stavano percorrendo l’Europa di quegli anni, dove si erano consolidati importanti realtà nazionali come la Germania e l’Italia. (Continua dopo la foto)
Quello che diventerà il più grande pensatore Cubano di tutti i tempi desiderava ritornare a Cuba e lo fa con una fuga nel 1875 toccando le città di Parigi e Southampton, in Inghilterra, dove si imbarcherà su un bastimento carico di emigranti diretto verso l’America. Dopo un breve scalo a New York, Martì raggiunse Città del Messico. In Messico Josè Martì comprese che gli appetiti sul continente latino-americano non sono finiti con l’indipendenza, alla Spagna si vogliono sostituire la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, che già del 1823 espressero con la Dottrina Monroe il divieto alle potenze europee di intromettersi nelle questioni e nei conflitti in America. Josè Martì si rifugiò in Guatemala, trovando lavoro nell’Università della capitale come docente di Letteratura francese e Storia della Filosofia. Qui comprese che, a causa della frammentarietà degli Stati dell’America Latina, l’unica soluzione per guarire definitivamente dai lasciti di quattro secoli di colonizzazione e per guardare con ottimismo al futuro è l’unione del continente, volontà espressa già cinquant’anni prima da Simon Bolívar.
La fine delle ostilità a Cuba, che duravano da dieci anni, e l’amnistia generale prevista dal trattato di pace permettono a Josè Martí di ritornare in patria. Le autorità dell’Avana gli negarono il riconoscimento dei titoli di studio conseguiti in Spagna, obbligandolo ad arrangiarsi come può per mantenere la moglie Carmen, con cui si era sposato in Messico, e il figlio José Francisco. Dopo solo un anno fu di nuovo arrestato per attività cospirative contro il regime coloniale e riesiliato in Spagna, ma la sua permanenza in Europa : il 25 settembre 1879 troviamo il suo nome sulla lista dei passeggeri del vapore Alfonso XII che collega L’Avana a Santander, in Cantabria. A Cuba Martí ritornerà solamente due mesi poichè scappa e torna a New York. Diviene critico d’arte e allaccia rapporti strettissimi con l’emigrazione cubana, partecipando come oratore ad alcune serate patriottiche. Dopo una breve permanenza in Venezuela, da dove è costretto a fuggire per aspri dissapori con il Presidente della repubblica, Martì ritornò negli Stati Uniti, considerati “il paese più libero del mondo” e rifugio per chi fuggiva da persecuzioni e povertà. La collaborazione con alcune testate giornalistiche latino-americane gli permette di organizzare iniziative per raccogliere fondi da destinare a Cuba e di dedicarsi all’attività poetica e letteraria: raccolte di poesie, un romanzo, una rivista mensile per bambini. In America, Martì denunciò in modo particolare la discriminazione razziale, la conquista dei territori indiani e le condizioni dei lavoratori nelle industrie. Tornato a Cuba nel 1895, Josè Martì morì durante l’insurrezione antispagnola, avvenuta presso Los Dos Rios, oggi nella provincia di Granma, a causa delle ferite. José Martí fondò il Partito Rivoluzionario Cubano e il giornale Patria; poi convinse i generali Máximo Gómez e Antonio Maceo ad unirsi al suo piano come capi dell’Esercito di Liberazione, un passo che accentuò il carattere radicale della rivoluzione e consolidò l’autorità del Partito tra i principali leader della Grande Guerra.
Le sue opere ancora oggi sono il vangelo dei cubani. Di Josè Martì va ricordato il romanzo (Amistad funesta, 1885) e numerose pagine politiche; postume furono pubblicate le raccolte di poesie Versos libres e Flores del destierro, in cui a elementi tipicamente romantici s’intrecciano motivi e simboli modernisti. E’ sepolto nel cimitero di Santa Efigenia a Santiago di Cuba, meta di pellegrinaggio e devozione verso l’eroe nazionale cubano.