Voglio ringraziare l’architetto Anna Rosaria Lacroce per aver guidato la mia famiglia attraverso i vicoli suggestivi di Isca, insieme al giovane artista Giuseppe Mirijello e all’appassionato escursionista Bruno Pittello. Un tour tra mulini, chiese antiche, splendidi portali, opere d’arte e altro ancora.
Pare che il primo nucleo abitativo di Isca sullo Ionio (CZ) risalga all’epoca della Magna Grecia col nome di Sanagasi. A causa delle invasioni saracene, gli abitanti si spostarono in collina. La zona in cui si trovava Sanagasi è l’attuale Località Zagaglie, abitata dopo i greci, dai romani. Diversi sono i reperti romani rinvenuti durante gli scavi archeologici, tra cui una statuetta della dea Minerva. Isca sullo Ionio fece parte della baronìa di Badolato (CZ), posseduta da diverse famiglie feudatarie, quali: Filippo de Badulato, i Ruffo, Ruggiero di Lauria, i di Francia, i Toraldo, i Borgia, i Ravaschieri, i Pinelli, i Pignatelli, i Gallelli, fino al 1806, quando ebbe fine la feudalità.
Secondo il filologo, glottologo e linguista Rohlfs, il termine “ISCA” significa “zona boscosa lungo il corso di un fiume”. Isca sullo Ionio è ricca di faggi, lecci, abeti, pini, querci, castagni, elci ed il suo torrente Vallescura, ha alimentato diversi mulini. Fino agli anni 50 ne esistevano 7.
Sul torrente Vallescura si affaccia una torre di difesa. È la prima volta che vedo una torre semicircolare, praticamente una torre divisa a metà. Non è una torre che si affaccia sul mare, come la maggior parte delle torri costiere di Calabria. Si narra di un passaggio segreto che dalla torre arriva nella piazza del paese. Oggi la torre è inglobata in una abitazione privata. Nelle vicinanze della torre esiste ancora una delle porte di accesso al borgo, in quanto era un tempo fortificato. Secondo il Gruppo Archeologico Paolo Orsi, la torre potrebbe risalire al Settecento, a differenza della maggior parte delle torri calabresi che risalgono quasi tutte al 1500 o addirittura prima. Le feritoie sono molto strette.
Secondo lo studioso don Tito Voci “ISCA” significa “ritegno”, nel senso di “ristagno di acqua causato da frane” e infine, secondo Gian Vincenzo Sanfile “ISCA” è un’erba che masticata, allevia il mal di denti.
Da vedere ad Isca sono anche i palazzi nobiliari, di cui i principali sono quelli della famiglia Romiti Cosentino e quello della famiglia Leuzzi, entrambi del 1700. Palazzo Romiti Cosentino è a 3 piani e presenta un portale a bugne a punta di diamante con alla base due sculture zoomorfe. Palazzo Leuzzi era la sede dell’ordine delle suore delle Poverelle ed in seguito divenne la scuola media statale per un certo periodo.
Ad Isca, come in diversi paesi della Calabria, fu istituito il Monte di Pietà, un istituto con la funzione di concedere prestiti a miti condizioni, con garanzia di pegno su cose mobili. Sorsero nei vari Stati italiani intorno alla metà del XV secolo, grazie all’opera dei francescani, con l’intento di aiutare le classi meno abbienti. A volte questi istituti, anziché essere palazzi veri e propri, avevano sede dentro le chiese stesse, nelle cappelle o nei campanili.
Ad Isca, il Monte di Pietà, esisteva dentro una cappella della chiesa matrice. La pietra in granito che costituiva l’altare di questa cappella, intitolata a Maria SS. Assunta, oggi è adibita a sedile di fronte alla chiesa stessa. Altri elementi in pietra, quali maschere zoomorfe e decori, che appartenevano pure alla vecchia chiesa, distrutta dal terremoto del 1947, si trovano incastonate su pareti adiacenti la chiesa.
La chiesa matrice è intitolata a San Nicola Vescovo ed esisteva nel 1566. È dedicata anche al santo patrono, San Marziale. La chiesa fu ricostruita nel 1964.
San Marziale era l’ultimogenito della vedova Felicita di Roma. Aveva altri 6 fratelli e furono tutti martirizzati sotto l’impero di Marco Aurelio per aver rifiutato di rinnegare la loro fede cristiana. San Marziale fu martirizzato il 10 luglio del 161 d.C. e la madre, il 23 novembre dello stesso anno.
Ogni 7 anni attori locali, circa 50 persone, rievocano il martirio di San Marziale con una tragedia in 5 atti, ideata da un maestro elementare, un certo professor Caruso da Catanzaro vissuto probabilmente nella seconda metà dell’Ottocento.
All’interno della chiesa si trova una bellissima scultura del santo del 1726, attribuita allo scultore napoletano Giovanni Bonavita.
Nella Chiesa della SS. Annunziata si trova invece una sua scultura autografata. Risale al 1732 e raffigura una particolare Annunciazione, forse l’atto in cui Maria aveva già ricevuta la comunicazione da parte dell’Angelo Gabriele.
Mi preme parlarvi dei ruderi di un’antica chiesetta, forse la prima di Isca, intitolata a San Giovanni Battista, in Via Scesa Croci. Fu menzionata da Papa Paolo V nel 1613. Accanto alla chiesa c’erano due celle per gli eremiti, e sotto di esse, una stalla e la sacrestia. A fianco della chiesa c’è un grande masso granitico con sopra una edicola dedicata a San Luigi. È noto come “u cantuni e San Gianni”. Sopra la pietra sono incise due croci collocate entrambi sulla punta di un triangolo, che rappresentano la Croce di Gesù sul Golgota. Le croci sono simili a quella che ho visto in una delle grotte rupestri di Petilia Policastro (KR), frequentate da eremiti, soprattutto nel periodo alto medievale (476 d.C. – 1000).
Il borgo di Isca è oggi abitato da circa 300 persone. Lo spopolamento si ebbe soprattutto dopo il terremoto del 1947, quando gli abitanti si spostarono in marina.
Altra arte presente in paese, è il murales che rappresenta il paese, opera dell’artista Liliana Corfiati per volontà del dottor Pasquale Nestico, fondatore della Filitalia International, in onore degli emigrati iscani. Su Isca esiste un libro ricco di informazioni, dal titolo “Isca da Sanagasi ai giorni nostri”, Ed. Emmegi, Catanzaro di Marziale Mirarchi

Il murales di Liliana Corfiati –

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