Milioni di anni fa esistevano i fiori che producevano il nettare ed i pollini, poi arrivarono le api per nutrirsi di nettare e pollini e trasformarli in cera e miele, infine giunsero gli uomini che, divenuti apicoltori, diffusero la produzione del miele. Dapprima l’uomo era cacciatore di miele. Verso la metà del secondo millennio a.C. ebbero inizio le prime forme di apicoltura, cioè l’allevamento delle api.
Diverse sono le raffigurazioni artistiche nei secoli che riguardano la lavorazione del miele da parte delle api e degli uomini. Le api e il miele sono stati citati da filosofi e decantati da poeti attraverso i secoli. Le api sono state spesso protagoniste di film e persino simboli sugli stemmi araldici. In Calabria abbiamo due stemmi che raffigurano api, quello di Africo (RC) e quello di Melissa (KR).
Le tre api operaie sullo stemma di Africo, come citato sul sito www.cartantica.it nella sezione “Le Api nell’Araldica Civica Italiana”, sono il simbolo della laboriosità degli Africesi e del loro attaccamento alla terra. Tra le varie ipotesi sull’origine del nome del paese Melissa (Kr), c’è quella che attesta che derivi da “mèli” (miele) e “mèlissa” che significa “produttrice di miele”, ossia “ape”. Sullo stemma di Melissa le api vengono accarezzate dalla loro protettrice, la ninfa Melissa.
Per gli antichi, il miele e le api avevano un valore sacro. Il miele era il cibo mangiato dagli dei. Zeus veniva nutrito dalle ninfe con latte di capra e miele. Il miele era anche condimento, dolcificante e conservante. Pitagora considerava il miele un elisir per garantire una vita lunga e sana. Veniva consumato dagli sportivi. Con i Romani, il miele si usava in cucina, nella cosmesi e medicina. Nel 1600 la coltivazione della canna da zucchero prese il sopravvento sul miele come dolcificante, in quanto era più economico.
Con il miele, le api producono la cera con cui costruiscono i favi, cioè il raggruppamento di celle esagonali per le larve e per immagazzinare il miele e polline. Le api ricavano il nettare ed il polline dai fiori e poi li rigettano nell’alveare dove le api operaie lavorano e trasferiscono questa sostanza nei favi. Dopo vari giorni, l’impasto diventa miele e viene sigillato dalle api. Gli apicoltori allontano le api con un attrezzo chiamato soffiatore e tolgono i melari dagli alveari levando la cera che copre le celle con un coltello. I telai si possono mettere nello smielatore che con la forza centrifuga libera il miele dalle celle. Il miele viene filtrato dentro dei contenitori, per eliminare residui di cera. Seguono la decantazione, la schiumatura per eliminare la schiuma in eccesso ed infine l’invasettamento.
Ho visitato Amaroni (CZ) più volte, il paese del miele, degli antichi frantoi, delle bambole delle Coraisime in tempo di Quaresima. Ho anche gustato il suo ottimo miele! Vi consiglio di assaggiarlo.

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