La torre fu costruita nei primi anni del 1600 sul Capo Pellegrino, ebbe perciò dapprima il nome di Torre di Capo Pellegrino. Siccome fu eretta nella gabella di Scifo Vecchio, prese in seguito la denominazione di Torre di Scifo.
Il termine “scifo” deriva dalla parola greca “skýphos” (σκύϕος) e significa “coppa per bere”, in quanto nella zona esisteva una ricca sorgente di acqua e probabilmente anche un abbeveratoio. Questo tipo di coppa è caratterizzato da un piede basso e due anse che possono essere orizzontali entrambi o una orizzontale e l’altra verticale. In quest’ultimo caso la coppa prende la forma di un uccello, in quanto l’ansa verticale rappresenterebbe la testa dell’animale, mentre la coppa il tronco e l’ansa orizzontale la coda. Per questo motivo lo skyphos ebbe pure il nome di “glàux” termine in greco antico (γλαῦξ) che significa “civetta”. Non mancarono nel V secolo a.C. le raffigurazioni della civetta tra due rami di ulivo sopra gli skyphos. Per questo motivo la torre ebbe pure il nome di Torre delle Civette. La civetta è legata alla figura della dea Atena, furono infatti ritrovati diversi frammenti sull’Acropoli di Atene di skyphos con la rappresentazione della civetta. I rametti di ulivo alludono alla leggenda del primo albero di ulivo nato quando Atena colpì la roccia con la sua lancia per offrire il dono più bello al popolo, sfidando Poseidone e vincendo la sfida. Nel dialetto calabrese, il termine “scifu” indica la vasca nella quale si mette il pasto per i maiali. Dunque dal significato originario di bel vaso si è passato ad un significato dispregiativo del termine, “cchi schifu”, con riferimento alla brodaglia dei maiali. Ritroviamo questa coppa anche nella letteratura, nel libro IX dell’Odissea, il vaso da cui Polifemo beve il latte.
Questa torre si trova nel tratto di costa, della provincia di Crotone, denominata Costa dei Saraceni, più precisamente tra Capo Colonna, dalla quale dista circa un chilometro e Capo Cimiti. Un litorale ricco di archeologia, mitologia, spiagge rosse e di un mare dalle sfumature turchesi e a volte dal blu profondo. Proprio per la sua posizione, la costa fu oggetto di incursioni saracene e per questo motivo, nella seconda metà del 1500, Don Pedro di Toledo, viceré di Napoli, su ordine di Carlo V, progettò le costruzioni delle torri di difesa lungo le coste del Regno di Napoli. Rientravano in questo disegno anche la Torre di Scifo e le vicine torri di Capo Nao e Mariedda. La torre fu costruita dal mastro Gio. Bernardino de Sena nel 1600. Nel 1700 passò alla famiglia Zurlo che aggiunse altre costruzioni ed il giardino. Dopo l’Unità d’Italia fu acquistata dalla nobile famiglia crotonese Lucifero, in quanto lo Stato Unitario dismise una serie di opere militari per fare cassa. La torre divenne la dimora estiva della famiglia Lucifero. È a una pianta quadrata, merlat, presenta un cordolo di arenaria che delimita i due piani superiori dal dal piano inferiore. Si dice che i frammenti di vasi ed oggetti incastonati sulla scala e sulla parete anteriore della torre siano reperti antichi. Nel III secolo d.C. affondarono delle lastre di marmo di epoca romana nella Baia di Scifo, trasportate dall’Asia minore.
Io ho visitato la torre in occasione delle giornate FAI di marzo di quest’anno insieme alla mia famiglia e a mia sorella Marisa Franco che ringrazio per il contributo fotografico.

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